(U. Trani) – La premessa è d’obbligo: Garcia, per non essere il capro espiatorio più comodo per troppi (dirigenti, calciatori e magari tifosi), non è l’unico colpevole di quest’annata che ha preso (non all’improvviso) la piega peggiore. Se, però, la Roma è scivolata al terzo posto, dietro alla Lazio che ha 1 punto di vantaggio, anche il francese ha le sue belle responsabilità. Nella gestione del gruppo e nel rapporto con la società. Ma più che dedicarsi a ritrovare la squadra e il gioco di un anno fa, avrebbe dovuto ricercare se stesso. Il top trainer capace di restituire l’identità perduta al club. E di avere sempre sotto controllo la situazione. Che ormai gli è sfuggita di mano. Ecco i 7 vizi stagionali (leggi difetti) nel suo secondo anno a Trigoria. Sui quali lavorare nel presente e magari anche in futuro. Per non perseverare.
MERCATO SUBÌTO Garcia si è consegnato a Sabatini, senza contrastare il ds nell’individuazione dei rinforzi. Il centravanti lo chiede dal derby di ritorno del torneo passato: Jackson Martinez. E’ risaputo che avrebbe voluto ancora qui Benatia e chiesto poi Basa come sostituto. Ha suggerito solo gli acquisti Yanga Mbiwa e Keita, accettando Cole, Uçan e Iturbe. Ha scoperto che a Maicon, tornato fisicamente e psicologicamente a pezzi dal mondiale, era stato rinnovato il contratto. Ha spinto per un terzino utile per le due fasce: pretesa bocciata. Ha aspettato Salah, rinunciandoci perché gli era stata garantita la coppia: Luiz Adriano e Ibarbo. E’ arrivato il secondo, incassato come Doumbia, prima di scoprirli entrambi infortunati e impreparati.
CONDIZIONE ATLETICA BOCCIATA L’allenatore si è sempre occupato in prima persona della questione fisica: così ha scelto il nuovo preparatore atletico Rongoni, avuto a Le Mans, e scaricato il precedente Febbrari, finito all’Atalanta. Diversi giocatori hanno contestato i metodi diversi e la Roma, per 3-4 mesi, ha sempre corso meno delle avversarie. Senza ritmo, è sparito il gioco. Non gli stop muscolari: 26.
FORMAZIONI SEMPRE DIVERSE Gli infortuni hanno condizionato le sue scelte. Di sicuro, però, non ha mai confermato gli stessi titolari da una partita all’altra. All’inizio il turn over ha pagato, dopo ha frenato la squadra nel rendimento. A Torino il 19˚ tridente della stagione. E nella ripresa, per 8 minuti, ha provato Iturbe, Doumbia e Ibarbo: 1 gol in tre. Approssimazione totale. Spesso pure nei cambi in corsa.
SOLITI NOTI Rudi ha puntato sui fedelissimi anche quando non era il caso di schierarli. Gervinho è stato utilizzato anche in condizioni mentali e atletiche insufficienti. Lo stesso discorso vale per Yanga Mbiwa e Holebas. E, per Keita, titolare pure quando era stanco. Addirittura per Strootman, mandato in campo quando ancora non era pronto.
SENATORI PRIVILEGIATI L’unico giovane su cui ha puntato con convinzione viene dalla Primavera: Verde. Gli altri li ha usati solo quando proprio non poteva farne a meno. Chiara la spaccatura nello spogliatoio: big da un parte, ragazzi dall’altra. Priorità all’esperienza: l’aspetto psicologico, per Garcia, farà sempre la differenza.
ADDESTRAMENTI LIMITATI A parte il 4-4-2 di Monaco, per non concedere la seconda raffica di gol al Bayern, il francese ha sempre puntato sul 4-3-3, passando a volte al 4-2-3-1. I due sistemi di gioco non sono risultati efficaci perché si è lavorato poco sui movimenti di squadra, limitando il pressing: troppi interpreti avevano la lingua di fuori già a metà stagione. In sintesi: tanto possesso palla per niente (8˚ attacco della serie A e 19 gol in meno dopo 30 turni).
COMUNICAZIONE DIFETTOSA «Ho pagato la superbia» ha ammesso ultimamente Garcia. «Lo scudetto sarà nostro» disse dopo lo scontro diretto perso il 5 ottobre allo Juventus Stadium. Poi, dopo l’addio alla Champions, ha assicurato: «Alzeremo un trofeo». Domenica, invece, ha chiarito: «Conta essere secondi a fine torneo e non ora». Pallotta, invece, vuole conoscere come sta adesso la Roma. Non in classifica, ma a Trigoria. Inquieto, ha chiesto spiegazioni al management.