(U. Trani) – La virata tattica è sotto gli occhi di tutti. Nelle parole e nei fatti. «Fondamentale sarà difendere in undici». Il messaggio di Garcia, venerdì alla vigilia della gara contro il Napoli, è stato recepito dal gruppo. Lo stesso tecnico, nel post partita, ha elogiato proprio il comportamento da squadra della Roma. Come probabilmente non vedeva da tempo. E, davanti alle telecamere, il francese ha più volte ricordato come il piano da lui indicato è stato svolto in modo esemplare. «Abbiamo giocato con intelligenza ». Non catenaccio, ma prudenza. Anche eccessiva, a sentire l’allenatore di Nemours. Che ha raccontato di aver avvertito il gruppo, già nell’intervallo, di non indietreggiare troppo. Perché, dopo il gol di Pjanic, il baricentro del sistema di gioco, il 4-3-3, si è abbassato, con gli 11, come chiesto da Rudi, sottopalla. A protezione del vantaggio minimo. E del secondo posto in classifica.
MOSSA STUDIATA Garcia ha fiutato l’aria. La Roma, ormai da tempo, fatica a segnare. La media gol non è da formazione di vertice: meno di 1 a partita da più di 4 mesi (1,37 se invece si contano le 29 gare del torneo). L’attacco (40 reti) è il settimo della serie A: davanti quello di Juve (57), Lazio (54), Fiorentina( 43), Napoli (47), Milan (43) e Inter (43). Da qui la decisione del francese di cambiare in corsa l’atteggiamento tattico. Con il Napoli la modifica è stata evidente fin dall’inizio. La conferma viene dalla percentuale del possesso palla che, per la prima volta in questo campionato, è stato inferiore a quello dell’avversario. Rudi, a fine gara, ha poi chiarito la scelta iniziale di puntare sul tridente veloce, con Iturbe in mezzo a Ljajic e Florenzi. Da prima punta il contropiedista rapido e, come caratteristiche, capace nell’uno contro uno (se ci fosse stato Gervinho a disposizione probabilmente quel compito sarebbe toccato a lui), sui lati i due giocatori che, nella rosa giallorossa, danno maggiore disponibilità nei rientri. Soprattutto nella ripresa, con Iturbe lasciato solo quasi sulla linea del centrocampo, la Roma in fase di possesso palla è passata al 4-5-1 (a volte, con De Rossi scivolato proprio davanti amanolas e Astori, al 4-1-4-1). Niente di strano. Rivedere l’idea di partenza aiuta nei momenti critici. Senza i due registi Keita (difensivo) e Totti offensivo), meglio pensare alla solidità. Puntando sull’umiltà e il sacrificio. E nell’emergenza, vale la pena intervenire con alcune correzioni, anche snaturando la propria identità. Aspettando, ovviamente, tempi e giocatori migliori.
PAROLA ALLA DIFESA La Roma, in campionato, ha vinto solo 5 delle ultime 16 partite (con la resa nella corsa scudetto). E per 4 dei 5 successi è bastato 1 gol. Stesso punteggio, 1 a 0, per superare in trasferta il Genoa, l’Udinese e il Cesena, e anche sabato scorso, in casa, il Napoli. Garcia è uscito allo scoperto. Perchè la difesa giallorossa è la seconda del torneo (con 21 reti) dietro a quella della Juve (14). Giusto, dunque, fidarsi del reparto arretrato. Non fa niente se i singoli, come è accaduto contro l’attacco di Benitez, sbandano. In particolare i terzini, Torosidis e Holebas (non ci sono ricambi e bisognerà prendere i titolari nel prossimo mercato). Il lavoro di centrocampisti ed esterni alti ha permesso alla Roma di chiudere la seconda gara di fila senza prendere reti (15˚match in questo campionato). E le sostituzioni, tolta quella dell’infortunato Pjanic con Paredes, sono state mirate all’organizzazione nella fase di non possesso palla. Fuori Holebas, in difficoltà contro Gabbiadini, e dentro Yanga Mbiwa, riproposto da terzino destro (Torosidis è passato sull’altra corsia): 1 marcatore in più per fare muro e difendere meglio contro le ali del Napoli. E a seguire Ibarbo per lo stanco Florenzi. Anche a Cesena, nel finale, Rudi si affidò agli stessi (due) interpreti. Fisicità e corsa per tenersi stretto l’ 1 a 0. «Per vincere, se l’atteggiamento è giusto, può anche bastare solo un gol». In 29 gare di campionato, sono state 5 le vittorie segnando solo 1 rete (e 5 i pareggi). In Italia, dunque, può pure funzionare. Meno in campo internazionale, dove ai giallorossi, in 10 gare, non è mai stato sufficiente 1 gol (1 pari e 1 sconfitta in Champions, 2 pari in EuropaLeague). Conseguenze: doppia eliminazione dalle due coppe continentali.