(M. Ferretti) Bla bla bla. Le mani parlano anche più delle labbra che comunque a dire il vero, grazie alla tv, qualche «vaffa» multilingue lo fanno capire. Miralem Pjanic è sommerso dall’abbraccio dei compagni, ma nonostante i consigli sussurrati, la sua esultanza rabbiosa – dopo il gol che affossa il Napoli – è troppo evidente per non farsi notare. Poi però cominciano gli interrogativi: si rivolgeva alla Curva Sud o alla tribuna? Non è una domanda da restare svegli la notte, però cronachisticamente regge, anche perché solo tre settimane fa – subito dopo l’eliminazione dalla Europa League – il bosniaco era andato sotto la Sud con i compagni, rimediando subito insulti, sputi e un accendino in faccia, tant’è che fece (giustamente) marcia indietro. Non è un caso che Garcia su di lui dica: «Innanzitutto occorre rispetto, poi uno come lui, quando sta bene, fa la differenza»
«TROPPE CHIACCHIERE» Una cosa è certa: negli ultimi tempi il fixing dell’affetto per Pjanic era segnalato in calo, tant’è che in una intervista rilasciata a «La Repubblica» pochi giorni fa il centrocampista si sfogava così: «Qui basta poco, appena qualcosa va male tutto diventa una tragedia. Puoi passare da essere tutto a essere niente». Perciò, quando gli viene messo il microfono sotto al naso tutti si aspettano graffi d’autore. Invece cosa dice Miralem? «Ce l’avevo con quelli che chiacchierano un po’ troppo negli ultimi tempi. Mi hanno criticato di recente e non mi è piaciuto. Tutta la rabbia che è uscita è dovuta a qualche giornalista. Sono contento di aver segnato, lo aspettavo da tanto. Ma la cosa più importante è la vittoria da festeggiare con i tifosi». Insomma, per un paio di mesi su social network e radio locali (a microfoni aperti) lo attaccano e lui non trova di meglio che prendersela con i giornalisti. Come coraggio, non proprio il massimo. Pazienza. Meglio virare sulla bellezza chirurgica della rete del bosniaco, che pare avere un conto aperto col Napoli, la squadra a cui ha segnato più reti (3 in 7 gare di A). Nella scorsa stagione in campionato infatti, davanti a Maradona, il bosniaco – 25 anni giovedì scorso – realizzò una doppietta, stavolta si è limitato ma i tre punti in qualche modo blindano il posto in Champions. Ed anche stavolta ad assistere a una sua prodezza la platea è nobile. Non c’è Maradona, ma a Miralem vedere le sagome della fidanzata Josepha e di suo figlio Edin ha fatto ancora più piacere, nonostante esca poi zoppicante per un pestone alla caviglia.
TOTTI LO BENEDICE Recapitati dalla Germania i complimenti dell’amico Benatia, i tre punti fanno risorgere anche l’entusiasmo di capitan Totti che, pur assente causa infortunio, celebra la prodezza del genio ritrovato. «Ringrazio tutti i miei compagni, ma soprattutto il nostro Piccolo Principe che ha colpito da campione, proprio come sa fare lui». Una polizza per il futuro (il bosniaco è corteggiato da Psg, Liverpool e Bayern) o solo per il modo migliore per santificare un amore ritrovato? Presto per dirlo, ma se Pjanic in estate dovesse affrontare la cerimonia degli addii, sarebbe bello non lasciarsi alle spalle mai rancori.