(A. Angeloni) – Primo problema: Totti non corre, è un peso. Secondo problema:il contratto di Totti non è rinnovabile. Terzo problema: se il centravanti forte non arriva, colpa di Totti. Cominciamo dal primo. Se uno non corre è un problema sempre, per qualsiasi squadra. Se poi in una squadra soltanto due o tre hanno lo sprint giusto, allora il problema non può essere uno solo. Totti, vista l’età, non garantisce più vigore atletico matecnica, intelligenza e ha bisogno che intorno stiano tutti bene, come lo scorso anno per intenderci. È evidente che quest’anno non è così. Quindi? Perché se la Roma perde è colpa di Totti? Perché se esce Totti e la Roma migliora, si fa la corsa a sostenere – dai telecronisti in giù – che il problema fosse proprio lui? Un conto è evidenziare un cambiamento tattico, figlio della cronaca, altro è accanirsi. Francesco, ovviamente, avrà le sue responsabilità ma, a quanto pare, è in buona compagnia. A Roma ne abbiamo visti di scaricati illustri, specie dalle società: se non servi, partono i messaggi trasversali, che vengono prontamente recepiti e innescati. Totti non è quello di prima, ma merita un finale onorevole, non da sopportato.
L’ACCORDO PREMATURO Il secondo punto riguarda il contratto. Totti scade nel 2016 ma se qualcuno gli venisse davanti con l’accordo scritto, lui prenderebbe la penna e direbbe: «Do devo firmà?». Normale, anche un po’ incosciente. Ma come, fatichi ora, figuriamoci tra un anno, è l’appunto che gli farebbero. In questi casi, si sa: uno ha difficoltà a staccarsi da se stesso e dal suo mondo e non accetta gli anni che passano e che il finale sta arrivando, quindi firmare significa allungare un sogno, magari anche sbiadito. Il problema, che non è un problema, è questo: nessuno della società, giustamente, vuole parlare ora del rinnovo. Il contratto ce l’ha, aspettiamo e vediamo. Sabatini continua a sostenere che deciderà lui. Questo suona strano. Chi deve decidere, se non lui stesso, visto che ha ancora un anno da calciatore? Francesco avverte un’aria strana, si accorge di essere trattato come un peso e questo un po’ lo infastidisce, pensa che alcuni facciano il gioco di chi non lo vuole più e che lo vorrebbe da subito dietro una scrivania (sono sei gli anni di contratto da dirigente). Sono io il problema? Allora tenetevi quelli che avete adesso. Questo un po’ il senso del suo pensiero. La tentazione di smettere subito – vista l’aria che tira – c’è, ma per ora vienemessa da parte.
PORTATE UNA PUNTA Poi c’è la leggenda metropolitana: Totti non vuole un attaccante che giochi al suo posto. Leggenda, appunto. L’anno dello scudetto di bomber ce n’erano addirittura due, Batistutae Montella. E quando si trattava Mutu? Lui stesso, non andrebbe detto, partecipò attivamente alla trattativa per portarlo a Roma. In Olanda, alla vigilia della partita con il Feyenoord, ha anche ribadito proprio questi concetti. Due, a questo punto, sono le cose: o Totti mente e lo ha sempre fatto, oppure questa è la solita scusa per non comprarlo questo benedetto centravanti. Ma non un bomber qualsiasi, un bomber reale. Poi, Totti, farà il capitano non giocatore. A gettone.