(A.Serafini) – Meteore, bidoni o semplicemente errate valutazioni. Nella lunga storia della Roma se ne potrebbero raccontare a centinaia, ma anche limitandoci al passato più recente, è facilmente compilabile la lista degli «errori» pagati a caro prezzo. Come Fabio Junior detto l’«Uragano», sbarcato nel 1999 dal Cruzeiro di fronte a un corrispettivo di 30 miliardi. La fama del nuovo Ronaldo svanisce nell’arco di due stagioni in cui colleziona 16 presenze e 4 gol. Tra i pali impossibile scordare Ivan Pelizzoli, arrivato l’anno successivo al terzo scudetto romanista: costo dell’operazione 27 miliardi. E l’appello continua. Rogerio Wagner, ingaggiato nel 1997 per 8 miliardi: le 11 presenze (e nessun gol) convincono il club a rispedirlo in patria.
Dopo una lunga e vittoriosa carriera al Flamengo il talento brasiliano Andrade sbarca nella capitale nel 1988 di fronte ad un esborso di più di un miliardo di lire. Un anno disastroso (8 presenze e nessun gol) in cui i tifosi lo ricorderanno soltanto per il soprannome «Er Moviola», appellativo inconfondibile. Nello stesso anno atterra (si presentò a Trigoria a bordo di un elicottero) anche il connazionale Renato Portaluppi fresco del titolo vinto in patria con il Gremio. La Roma sborsa 3 miliardi, ma anche in questo caso l’avventura dura soltanto una stagione. 13 e 15 miliardi sono costati rispettivamente gli argentini Bartelt e Trotta, con l’unico punto in comune di essere finiti nel dimenticatoio troppo in fretta. Ne costò un paio di meno (10 miliardi) il russo Tetradze, che di campo ne vide poco comunque. Tra un errore e l’altro (Cesar Gomez acquistato per sbaglio) e cause esterne (Caniggia squalificato dopo la positività alla cocaina) la lista sembra non finire mai: Mido, Nonda, Dahlin, Servidei, Pivotto, Abel Xavier, Poggi, Barusso, Marazzina, Scapolo, Dal Moro, Kuffour. Nomi che molti tifosi della Roma non sono proprio riusciti a dimenticare.