(G. Giubilo) Non è un inutile giocattolino di plastica, la sorpresa che il calcio della Capitale va a pescare nell’uovo della vigilia. La Roma ritrova la vittoria interna, che mancava dalla fine di novembre, un traguardo che la visita del Napoli rendeva tutt’altro che agevole, in considerazione delle mire di Rafa Benitez. Doveva, il tecnico azzurro, cancellare la recente parentesi negativa e riconquistare il feeling con la società, che molto si era affievolito, vista la palese insoddisfazione del presidente De Laurentiis.
Un’ora dopo il fischio finale di Rizzoli a Roma, la Lazio scendeva in campo a Cagliari, per contenere nei minimi termini il distacco dai giallorossi, senza poter coltivare il sogno di un sorpasso che avrebbe modificato le gerarchie nella corsa al secondo posto, resa più affascinante dalla identificazione sul derby, per il quale si dovrà attendere la penultima giornata. Ma quello che alla vigilia le due romane non avrebbero sognato, con uno sguardo alla scaramanzia, è che il sabato avrebbe garantito a Roma Capitale una sicura presenza, e due più che probabili, nella Champions League della prossima stagione.
Non è stato necessario che la Roma di Garcia tornasse ai livelli che le avevano assicurato una prima parte di stagione altamente qualitativa, con fondati motivi di allarme per la Juventus abbonata ai trionfi. Poi, dopo la vittoria sull’Inter, il tifo romanista non era più riuscito ad applaudire un successo casalingo. Tanti, troppi punti lasciati per strada, ma soprattutto un’identità smarrita, senza che si manifestassero apprezzabili segni di ripresa. Tanta buona volontà, vanificata dai passi indietro anche dei giocatori di maggior talento. Pjanic alla faticosa ricerca della condizione dei giorni migliori, ma soprattutto i ricorrenti guai fisici di Francesco Totti, ogni recupero reso problematico dalle trentotto e passa primavere sulle spalle del capitano.
Per la sfida col Napoli, Garcia si è affidato alla condizione dei suoi prodi, prima ancora che a una qualità ancora da ritrovare. La Roma gli ha dato ragione, con una partita fatta di concretezza e perfino di cinismo. Non era facile, anche perché sull’onda della disperazione Benitez aveva messo in campo tutta l’artiglieria pesante, regalando spazio perfino a Insigne, al rientro. La difesa ha retto l’urto, Manolas perfetto e De Sanctis ispirato. I migliori, questi ultimi due, insieme con quel Pjanic che si sarebbe confermato un castigo per il Napoli.
Al Sant’Elia, una Lazio disposta troppo ai regali, il Cagliari tenuto in corsa non soltanto con una deviazione fatale di Mauricio per il pareggio, ma più volte graziato, non sfruttati al meglio la superiorità numerica e due rigori, Biglia all’esecuzione dopo che Candreva era uscito. A segno soltanto il primo, l’altro sparato oltre la traversa. Klose aveva timbrato il cartellino con il gol a metà primo tempo, nella ripresa al suo posto Balde Keita, e il giovane spagnolo avrebbe prodotto danni irreparabili, per una difesa tipicamente zemaniana, cioè prodiga di concessioni.
Alla fine, punteggio rassicurante a firmare la restaurata distanza dalla Roma, del duello cittadino si parlerà ancora a lungo. Ma è già gratificante che la zona Champions sia saldamente presidiata dalle due formazioni romane. Per i biancocelesti di Pioli, ulteriore entusiasmo per la settima vittoria a seguire, che li conferma i più in vena del momento, insieme con quel Torino che sarà il prossimo anfitrione della Roma, poco fortunata per quanto il calendario le sta proponendo.
A Firenze, promessa di spettacolo avvilita dal diluvio che riduce il Franchi a un acquitrino, gioco precario sulle fasce. Piace alle romane la vittoria dei viola, più lontani dal terzo posto rispetto alla Samp. Merita una citazione, nel lungo pomeriggio, il miracolo del Cesena, capace di rimontare tre gol all’Hellas di Toni al Bentegodi, Milano ritrova un sorriso con l’impresa corsara dei rossoneri a Palermo, ancora un naufragio per l’Inter di Mancini, raggiunta a San Siro da un Parma ammirevole per coraggio. In serata alla Juventus basta un gol per tempo (Tevez e nel finale Pereyra) per battere l’Empoli, restare a +14 sulla Roma e fare un altro passo verso il quarto scudetto consecutivo.