(E. Sisti) Prima ancora che in società, nella Roma sbandata e senza più anticorpi, la rivoluzione dovrebbe iniziare in campo: con una vivida reazione a mesi di lento assopimento agonistico, simboleggiati da Doumbia che a bordocampo, sabato scorso a San Siro, fermo come un palo, apriva a nuovi studi sui metodi di riscaldamento: «Quel video è rovistare nella spazzatura!», urla Garcia che ha voluto l’ivoriano a Trigoria. Ma se il tecnico introduce il concetto (la spazzatura) c’è da riflettere. «Per centrare il 2° posto dobbiamo migliorare nelle due aree. Servono concentrazione e consapevolezza ».
Gli scompensi nello spogliatoio, fra insofferenti (Manolas, Iturbe) e privilegiati (Gervinho, Doumbia) che il gruppo mal sopporta, sono evidenti. Anche se dolorante alla caviglia, col Sassuolo Pjanic potrebbe giocare alla Totti o da trequartista in un raro 4-3-1-2, con Gervinho e Ibarbo attaccanti (si spera) mobili: «Niente ritiro, credo nella Champions», dice Garcia. Ma il domani è un’incognita. A Di Francesco mancherà Berardi. La Roma gioca per il futuro. Per farlo deve restare nel suo scomodo presente. Un’impresa nel torpore.