(E. SISTI) – Il minestrone di paura e speranza verrà servito in tavola alle 12.30: «Vorrei che fosse una festa dentro e fuori, in nome di chi ama il calcio e di chi non c’è più. Però voglio battere Benitez », dichiara subito Rudi Garcia.
Fiori nei cannoni sì, amore universale pure, ma se giochiamo voglio vincere io. Concetto chiaro. In effetti non se ne può più di calcio malato, di ambienti tetri e criminogeni, di civiltà macchiate. Il settore ospiti dello Stadio Olimpico è stato aperto ai tifosi napoletani non residenti in Campania. Andranno allo stadio tutti insieme partendo dal punto di raccolta di Saxa Rubra, per qualcuno di loro sarà impossibile, avvicinandosi a Ponte Milvio, non pensare a Ciro Esposito, benché sia la terza volta che il Napoli torna all’Olimpico dopo i tragici eventi che precedettero la finale di Coppa Italia dello scorso anno. Da fuori è previsto l’arrivo di 500 tifosi (cifra da interpretare al rialzo), cui si aggiungeranno quel migliaio di napoletani residenti a Roma. La città è blindata, presidiato l’hotel dove alloggia la squadra di Benitez, quasi 2000 (come per Roma-Feyenoord) saranno gli agenti impegnati e peccato che James Bond sia andato via perché forse avrebbe potuto dare una mano.