(E. Narduzzi) – Non perdete troppo tempo a seguire le giravolte del sindaco Ignazio Marino sui troppi punti inattuati della sua agenda politica. Tutto a Roma, ancora per un po’ di tempo, resterà a livello di Terzo Mondo: dalle buche nelle strade alla limitata raccolta dei rifiuti da parte dell’Ama, dalla metropolitana più costosa e maleodorante del mondo all’esercito dei dipendenti comunali dai livelli di produttività da Paese tropicale, alle inchieste di Mafia Capitale e coli via. I politici de’ noantri non ce la faranno mai a fare di Roma una capitale degna dell’Eurozona.
È una semplice constatazione che emerge dall’analisi dei fatti. La buona notizia, però, è che Roma e il suo brand globale già viaggiano su un binario che prescinde dalla mediocrità della politica locale. Roma è entrata nella percezione positiva che la globalizzazione riserva ai grandi asset del pianeta che hanno le potenzialità per diventare una meta dei consumatori di fascia alta provenienti da tutto il mondo. Per capire questi fenomeni occorre guardare al pil indiano, in crescita dell’ 8,5%, alle migliaia di nuovi ricchi che ogni anno si formano in Vietnam, all’economia della Colombia in crescita del 5%, alla voglia che tanti cinesi hanno di visitare il museo Roma. I protagonisti di successo della globalizzazione stanno già investendo nella Capitale e otterranno quei risultati, anche nella realizzazione delle infrastrutture, che i politici non saprebbero mai conseguire altrimenti. James Pallotta, patron della squadra di calcio della Roma, avrà il nuovo stadio e farà gli investimenti necessari. Gli arabi di Etihad assicureranno un collegamento ferroviario tra Roma e il suo aeroporto degno di una capitale del mondo globalizzato. Riusciranno a ottenere tutto questo perché a loro i modesti politici romani non potranno dire di no: se Pallotta e gli arabi levano le tende significherebbe sganciare Roma dalla globalizzazione, quindi dai suoi capitali e relativi flussi economici. Cosa impensabile. Anche perché gli investimenti internazionali negli asset romani sono solo all’inizio.
L’edificio di Piazza Verdi, un tempo sede della Zecca che coniava le lire, è appena stato acquistato da un altro gruppo arabo, che ne farà un maxi albergo a cinque stelle. Probabilmente il più grande della capitale. Del resto a Roma, oggi, si compra a prezzi di saldo rispetto a Londra o a Parigi. Difficile non approfittare di una tale bonanza per chi ha capitali da investire. II brand Roma, dopo decenni di provincialismo, sta per essere risucchiato dalla più scientifica delle valorizzazioni possibili: quella che punta a offrirlo ai turisti a elevata capacità di spesa del pianeta. Saranno loro a dare finalmente infrastrutture, alberghi e servizi di qualità alla Città Eterna. Sia benedetta la globalizzazione: libera dalla mediocrità della politica e offre opportunità di lavoro e di reddito.