(G. Capuano) – Non è tempo di bilanci definitivi, perchè non è irrilevante come terminerà questa stagione e quanto peserà sul futuro. Roma in Champions? Si potrà continuare a sviluppare il progetto, seppure correggendo gli errori. Fuori dall’Europa che conta? Pallotta e chi lo circonda saranno costretti a ridisegnare tempi e obiettivi della crescita del club. Ecco perché esiste un doppio livello di emergenza oggi a Trigoria. Bisogna cominciare a gettare le fondamenta per la prossima stagione ma, allo stesso tempo, servono correttivi immediati per evitare di naufragare in questa. La lunga volata con la Lazio preoccupa e il ritorno prepotente del Napoli, se possibile, terrorizza un ambiente che fatica a dare la scossa, con la squadra impantanata in una lunga crisi e il filo tra Garcia, Pallotta e il mondo giallorosso (l’ordine dei fattori può essere variabile) che pare spezzato in maniera irrimediabile. Come fare? Ecco una guida ai nodi da sciogliere entro fine maggio. Riuscirci significherebbe non buttare via i progressi fatti nelle ultime due stagioni.
Pallotta l’americano e il feeling con Roma che manca
La vicenda della guerra ultras a Pallotta è stato solo l’ultimo campanello d’allarme. Sul tema è evidente che il presidente abbia tutte le ragioni del mondo e l’augurio è che non si pieghi alla ragion di stato. Però le crepe con l’ambiente sono molteplici e riportano dritti alla questione di fondo: si può governare un club di calcio importante stando dall’altra parte dell’Oceano? La scommessa fin qui è riuscita a metà. La Roma ha dato la sensazione in alcuni momenti di mancare di una figura forte, i rapporti con le istituzioni non sono facilissimi e la questione-stadio avrà tempi e modi diversi da quanto il proprietario di Boston si aspettava. Pallotta continua a essere percepito come figura fredda e distante e questo non è il massimo per una piazza passionale come la Capitale. Da sciogliere anche il nodo sul nuovo stadio, perno del progetto futuro della Roma: si farà? Quando? Sarà di Pallotta e affittato al club (come i maligni continuano a sottolineare) o asset della società? Anche da questo si misurerà il grado di coinvolgimento calcistico della proprietà.
La prossima stagione con o senza Garcia?
Di non minore importanza il nodo tecnico che conduce direttamente alla figura di Rudi Garcia. Un anno fa era condottiero assoluto e nessuno si sarebbe mai messo in mente di contestarne il ruolo. Adesso, però, le cose sono cambiate, tra accuse di pensare poco alla squadra e molto a questioni sentimentali, incomprensioni con parte dello spogliatoio e alcune scelte certamente sbagliate nella seconda parte della stagione. Sul futuro di Garcia a Roma nessuno scommette più, anche se Pallotta continua a essere convinto di affidargli il progetto. Preoccupa la frattura che si è creata con parte della squadra. Dopo mesi di difesa a spada tratta, talvolta anche acritica ed esagerata, nelle ultime settimane il tecnico francese ha più volte addossato ai giocatori le responsabilità della crisi. Confronti duri che non hanno portato miglioramenti. E’ chiaro che a fine anno ci dovrà essere una resa dei conti e il club dovrà prendere parte in maniera chiara. Garcia chiede anche maggiori poteri sul mercato, quasi un ruolo da manager che dovrà essere calibrato con gli uomini che si occupano di questa fase e che rappresentano l’altra grande incognita del momento.
Sabatini il capro espiatorio perfetto: ripartire da lui?
Walter Sabatini si è assunto tutte le responsabilità del fallimento sul mercato, estivo e di gennaio. Ha lasciato intendere di essere anche pronto a trarne le conseguenze che significa, nel linguaggio del calcio, dimettersi. Non è detto che accada, anche perché i bilanci tecnici ed economici delle ultime stagioni sono stati eccellenti proprio grazie al suo lavoro e sarebbe un salto nel vuoto per Pallotta privarsene. La crisi del 2015, però, ha messo a nudo tutti i limiti di programmazione dell’inverno: mercato ritardato, scelte sbagliate (Iturbe, Doumbia e Ibarbo i tre esempi lampanti) e scarsa collaborazione con lo staff tecnico. L’andamento lento della squadra ha anche portato alle prime conseguenze dirette in termini patrimoniali, perché la rosa dei nuovi arrivati su cui si è investito ha perso valore. Quanto? Si stima intorno ai 20-25 milioni che significa aver meno risorse future. Rumors dicono che, in caso di partenza, su Sabatini si fionderebbero molti club a partire dal Milan del dopo-Galliani. Vero o no che sia, Pallotta e la Roma devono decidere in fretta cosa fare.
Champions League essenziale per il bilancio, altrimenti…
La semestrale di metà stagione ha detto che i conti migliorano. Merito del tesoretto che deriva dalla Champions e che è vitale per il bilancio che anche nel 2013-2014 ha chiuso con un rosso abbastanza profondo: -38,8 milioni di euro. Sono cresciuti i ricavi, ma anche le spese con impegni a lungo termine che sarebbero sovradimensionati per una rosa fuori dall’Europa che conta, con la prospettiva di continuare a stare sotto l’osservazione dell’Uefa per le violazioni del fair play finanziario. La prossima Champions vale un assegno da non meno di 50 milioni di euro tra premi, market pool e ricavi da stadio. Arrivarci direttamente col secondo posto è l’obiettivo numero uno, perché consentirebbe una corretta programmazione estiva. Altrimenti si resta appesi al preliminare che rappresenta sempre un’incognita. Attenzione: è difficile che la prossima estate Sabatini rieca a mettere in fila plusvalenze per decine di milioni come nel passato. Anzi, c’è da riscattare Nainggolan e rifare mezza difesa. Operazioni che costano e vanno finanziate prima di essere approvate.
Totti e gli altri: da chi si riparte?
I numeri di Francesco Totti in questa stagione: 22 presenze e 6 gol in campionato, 5 e 2 in Champions League. Giustificano un ruolo nella squadra ma non più l’essere considerato il perno del progetto tecnico. Di sicuro Totti farà parte anche della prossima Roma a differenza di altri ‘vecchi’: Maicon, De Rossi, De Sanctis, Cole. Con alcuni il nodo sarà tagliato e potrebbe non essere un male se consentisse di provare anche scelte diverse. Sullo stesso capitano andrà fatta una profonda riflessione perché le bandiere nel calcio sono meravigliose ma, spesso, condizionanti e la parabola di Destro, ceduto perché non aveva spazio adeguato, dovrebbe far ragionare. In ogni caso anche nello spogliatoio e non solo nei ruoli dirigenziali è bene che ci sia la consapevolezza che non possono più esistere rendite di posizione. Chi è da Roma lo deve dimostrare, per gli altri grazie e arrivederci.