(G. Capuano) – C’è un passaggio del dispositivo con cui il Giudice sportivo Tosel ha chiuso per un turno la Curva Sud dell’Olimpico che inchioda la Roma alle sue responsabilità. Non c’entrano solo gli striscioni offensivi contro la madre di Ciro Esposito, che pure vengono definiti “dal tenore provocatoriamente insultante” e che gli ispettori federali hanno minuziosamente annotato nei loro rapporti e che, dunque, sono sfuggiti solo all’arbitro Rizzoli e ai suoi collaboratori. No. A causare la chiusura della curva per la sfida contro l’Atalanta è anche una circostanza che chiama in causa il club giallorosso e implicitamente lo accusa di non aver fatto nulla per prevenire il pomeriggio della vergogna. Tosel, infatti, rileva anche che la colonna sonora di Roma-Napoli è stata “ancora una volta” caratterizzata dai soliti cori contro i tifosi napoletani. L’ormai celebre discriminazione territoriale che in questa stagione è stata ricondotta a semplice sanzione amministrativa riconoscendo le attenuanti della collaborazione delle società, ma che nel caso della Roma diventa un’aggravante.
Il Giudice sportivo annota che sono mancate completamente le circostanze che di solito proteggono i club dalle sanzioni più pesanti. Il riferimento è all’articolo 13 del Codice di Giustizia sportiva in cui si premia chi abbia attuato attività preventive, collaborato con le forze dell’ordine nell’identificazione dei responsabili, abbia agito per rimuovere immediatamente disegni e scritte o abbia avuto sostenitori che si siano dissociati in maniera chiara con il manipolo di ultras. All’Olimpico non è accaduto nulla di tutto questo e, dunque, la sanzione scatta in tutta la sua gravità. Sarà difficile per la Roma smontare questo impianto accusatorio chie richiama direttamente alle responsabilità dei dirigenti e il fatto che per 36 ore Pallotta sia rimasto in silenzio non aiuta. Ora il presidente si è fatto sentire da Boston con parole finalmente chiare, ma i buoi sono scappati da tempo dalla stalla.