(M.Pinci) – Un po’ per non arrendersi all’idea che sia diventato un brocco proprio con il trasferimento a Roma. Un po’ perché quei 14,5 milioni di euro investiti per prelevarlo a gennaio dal Cska Mosca impongono un tentativo estremo. In ogni caso, la Roma ha deciso di far fare gli “straordinari” a Seydou Doumbia, ieri grande colpo del mercato invernale – almeno quanto a soldi spesi – oggi oggetto d’imbarazzo negli uffici di Trigoria. Un piano di lavoro specifico, studiato con una struttura esterna allo staff medico-sportivo romanista, per recuperare il giocatore dal punto di vista fisico. Ma soprattutto, dopo le 7 gare romane senza gol, sotto il profilo mentale.
IL “PIANO DOUMBIA”: KINESIOLOGIA E MENTAL COACH – Il programma l’attaccante lo ha iniziato subito dopo il ritorno dall’ultimo raduno con la nazionale, rientro anticipato grazie alle pressioni di Garcia. Si chiama “mind body coaching”, e come dice il nome stesso è una terapia che mescola una rieducazione sul piano fisico al recupero mentale dell’atleta. Doumbia, anche grazie ai mugugni dell’Olimpico, con i quali è stato accolto fin dalla prima apparizione, di autostima deve averne smarrita parecchia nei suoi primi mesi romani. Per questo l’ivoriano sembra il prototipo di calciatore ideale per questa pratica. Ma in cosa consiste questo mind body coaching? Il programma, ideato dai dottori Sandro Corapi – ex mental coach della Lazio – e Riccardo Bianchini, punta a stabilire un equilibrio tra mente e corpo per favorire la pratica agonistica: kinesiologia posturale integrata all’osteopatia (nello staff c’è anche un odontoiatra, Mario Santoro) in associazione a test scientifici accuratissimi. Poi, dopo il recupero fisico dell’atleta, interviene proprio il mental coach: un lavoro che dovrà servire per aiutare il giocatore ex Cska a gestire lo stress e a migliorare l’approccio mentale andando a lavorare su convinzione e determinazione nelle prestazioni. Il programma che ha applicato (e sta applicando) anche l’interista Hernanes nel corso di questa stagione, non è ancora stato sviluppato del tutto: è un lavoro graduale, un tentativo estremo di restituire a Garcia, almeno per lo sprint finale, l’attaccante che la Roma sperava di avergli regalato a gennaio.