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AS ROMA Cufrè: “I giocatori devono cambiare mentalità”

Leandro Cufrè
Leandro Cufrè

L’ex difensore della Roma Leandro Cufrè, oggi in forza ai messicani dell’Universidad de Guadalajara, ha rilasciato una lunga intervista in cui ha parlato del suo periodo a Roma e dell’attuale momento dei giallorossi.

Il tuo arrivo a Roma nel 2001.

“Arrivai dopo lo Scudetto e tutti mi raccontavano delle grandi feste con un milione di persone. Non ci ho creduto fin quando ho visto le foto”.

Samuel?

“E’ un amico, abbiamo fatto la nazionale U20 e U21 insieme, giocavamo insieme fin da piccoli e ci conosciamo da tanti anni. Dopo l’infortunio di Lassisi, chiesero a lui che giocatore ero e lui descrisse le mie qualità. Più forte di lui impossibile, Walter era fortissimo”.

L’esperienza a Siena.

“Dopo lo Scudetto tutti volevano rimanere e venire alla Roma. Ho avuto poche presenze perché c’erano tanti grandi giocatori, da Aldair a Zago, da Samuel a Panucci. Io ero giovane, volevo giocare di più e sono andato a Siena per dimostrare di essere da Roma”.

Il ritorno a Roma e la salvezza a Bergamo.

“Prandelli decise di riportarmi a Roma, il Siena voleva comprarmi ma lui mi volle fortemente. Nella preparazione avevamo fatto bene con una tournée in America contro Real Madrid e Chelsea. Poi fu un anno con tanti problemi, Prandelli andò via, poi Voeller, Del Neri fino a Bruno Conti con cui riuscimmo ad ottenere la salvezza in cui eravamo messi male, anche con la Lazio. Ma la Roma non dovrebbe mai lottare per la salvezza”.

Gli episodi con Di Canio e Del Piero.

“Sono cose che succedono dentro il campo. La partita con la Juventus capimmo che c’era qualcosa di strano. Ci fischiarono un rigore per un fallo di Dellas un metro fuori area. A casa mia certe cose non possono accadere e quindi, nel nervosismo generale, ci siamo fatti rispettare nonostante la sconfitta. Eravamo una squadra orgoglioso e non potevamo accettare degli errori del genere”.

L’arrivo di Spalletti e il record di vittorie.

“Un allenatore che lavorava tanto nel campo con la tattica e altrettanto fuori con la disciplina. Dopo l’annata brutta, siamo riusciti a fare il record di vittorie. Sicuramente il derby vinto contro la Lazio con l’undicesima vittoria è il ricordo più bello. C’era Totti a bordocampo con le stampelle, appena infortunato. Fu una gioia incredibile per tutti”.

La cessione.

“C’era una squadra inglese, poi il Monaco. Spalletti disse che l’unico incedibile era Mexes e agli altri difensori diede molto fastidio. Per questo decidemmo di andare via, avevamo lasciato il sangue in campo e ferì il nostro orgoglio”.

Il rapporto con la Roma oggi

“Sono stato a Roma a novembre per Roma-Inter, sono passato anche a Trigoria a salutare tutte le persone che mi hanno sempre trattato bene, sono rimasto legato con Bruno Conti e Vito Scala. Poi via telefono mi sento spesso con Totti e De Rossi, cerco sempre di far arrivare la mia vicinanza alla Roma”.

Su Garcia.

“E’ un allenatore che ha cambiato un po’ la mistica della Roma. Da un gioco in verticale, è passato ad un gioco più orizzontale con un possesso palla veloce. Mi piace”.

Su Totti

“L’ho visto a Roma-Inter dal vivo e lo vedo sempre in tutte le partite. Ancora oggi è un giocatore decisivo, mette ordine nel campo ed è sempre uno stimolo in più per i compagni. L’età passa per tutti, anche per me che ho 37 anni. Lui ne è consapevole, ne abbiamo parlato e lui è un professionista totale. Sa come mantenersi e con l’aiuto di Vito ancora può dare tante. Magari non sempre per 90 minuti, ma ancora per almeno un’ora di gioco può fare la differenza”.

Cosa manca alla Roma per raggiungere la Juventus

“A livello tecnico non manca nulla, bisogna cambiare la mentalità, pensando che si può fare. C’è una società seria, una tifoseria straordinaria, impareggiabile. Deve cambiare la mentalità dei giocatori quando arrivano alla Roma”.

Su Iturbe

“E’ un giocatore che farà bene. Deve dare di più, ha tante qualità e riuscirà a farsi valere”.

Su Paredes

“Gli argentini sono rimasti molto sorpresi dalle poche partite giocate, in patria aveva dimostrato di essere un grande talento. Purtroppo per affermarsi in Italia ci vuole tempo e deve conquistare la fiducia del tecnico”.

I tifosi della Roma sono delusi in questo periodo

“Non si allontaneranno mai dalla Roma, anche quando c’ero io e non andavamo bene, ci sono sempre stati vicini”.

Fonte: Tele Radio Stereo

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