(M. Pinci) – Indovina chi viene in panchina. La possibilità che possa essere questa la pellicola di successo dell’estate di mercato – almeno nelle prime settimane – è sempre più concreta. Perché la domanda se la pongono in tanti: il vulcanico Ferrero e l’insoffferente Berlusconi di queste ultime settimane, il furioso De Laurentiis e il distratto Della Valle. Con ripercussioni a cascata su mezza serie A. E’ vero, la stagione più calda si annuncia tale anche nelle contrattazioni, con nomi come Bale e Ibrahimovic, Muller e Touré, Falcao e Di Maria in procinto di alimentare il suq sportivo per svariate decine di milioni. Ma in Italia, dove di soldi non ne girano poi molti, è più facile rifarsi il trucco cambiando un nome soltanto, quello della guida tecnica. Risparmiando così sui costi del cartellino.
TRE PANCHINE PER QUATTRO: SPALLETTI, MONTELLA, SINISA, DONADONI – Sì, quello italiano è il mercato degli allenatori. Spalletti e Mihajlovic, Montella e Donadoni: nomi che s’intrecciano come in un gioco d’enigmistica nelle corrispondenze con le pachine di Milan, Napoli e Fiorentina. Di certo il Napoli sembra ormai orientato a ripartire da Sinisa: qualche settimana fa si parlava persino di accordi siglati, certo dopo l’eliminazione nella semifinale d’Europa League e il quarto posto in campionato il rapporto già tormentato tra Benitez e il club pare arrivato ai titoli di coda (lui spera di tornare a Liverpool, soprattutto per motivi personali). Ma Mihajlovic, che un anno fa ha visto sfumare sul traguardo la possibilità d’allenare la Juve, non può non temere un inserimento a sorpresa. Magari di un nome come Spalletti, su di lui però da qualche settimana s’è mossa la Fiorentina (che ha parlato anche con Donadoni e Sarri): Montella sta seriamente pensando di andarsene, fonti di mercato parlano di sondaggi, decisamente positivi, tra i viola e il tecnico di Certaldo, tifoso di curva Fiesole da ragazzo. Anche se il primo club a muoversi su Spalletti fu il Milan, che tra gennaio e febbraio pareva aver addirittura trovato un accordo: ora il possibile cambio di proprietà rimescola le carte, suggerisce l’ipotesi Emery (lo porterebbero i consulenti della Doyen) ma ricandida pure Montella. “Il profilo ideale”, una delle frasi più frequenti sull’ex aeroplanino dalle parti di Casa Milan. Ma chi deciderà a chi affidare la ricostruzione?
ROMA E MILAN: LA SUGGESTIONE CONTE – C’è poi un nome che potrebbe stravolgere il castello delle priorità delle big, italiane e non solo: quello di Antonio Conte. Con lui ha provato a parlare la Roma, per cautelarsi nel caso di un addio a – o di – Rudi Garcia (che ha incassato recentemente in un contatto privato la fiducia di Pallotta, ma pure ricevuto il sondaggio di un club straniero). A Conte poi pensa da almeno un anno il Milan, pronto ad affidargli domani la rifondazione se percepisse segnali d’apertura, persino il Napoli si iscriverebbe volentieri alla corsa, mentre con l’ex juventino s’è fatto avanti, nei mesi scorsi, anche il Psg: “Per ora non si può”, la risposta ai giallorossi del ct, che ad oggi non è intenzionato a lasciare la guida della Nazionale. A meno di cataclismi. Il ds romanista Sabatini per non farsi trovare spiazzato da scenari inattesi sul fronte interno ha comunque preso contatti più o meno diretti con due tecnici tedeschi, Roger Schmidt del Leverkusen e Jurgen Klopp. Che però pare fortemente tentato dall’ipotesi Manchester City.
KLOPP, ANCELOTTI, BLANC, SIMEONE: DOMINO EUROPEO – Per i vice campioni d’Inghilterra in fondo i giochi sono tutti da fare: l’ad Ferran Soriano ha sondato Ancelotti, che dovrebbe salutare Madrid e chiede 7 milioni a stagione, ma anche Simeone – contattato, nonostante il rinnovo con l’Atletico, anche dal Psg – oltre al tedesco. Sceglierà a breve, ma la scelta rischia di innescare una reazione a catena su scala continentale. Se Florentino non vuole più Carletto, chi portare al Real? Lo stesso Klopp? O magari Blanc, che a Parigi hanno sempre digerito poco? E chi allora alla corte del Psg? Persino Luis Enrique, di fresco votato come “miglior allenatore del mondo” dal sito coachworldranking, medita sull’ipotesi di lasciare Barcellona dopo un anno appena, nonostante sia in odor di triplete. Il domino a questo punto è pronto a scatenarsi: deve solo cadere la prima tessera.
Fonte: Repubblica