(G. Piacentini) – Nel calcio ci sono molti modi di essere leader: c’è chi lo è dentro lo spogliatoio, chi va davanti alle telecamere a metterci la faccia e chi lo è in mezzo al campo. Francesco Totti, da sempre, ha scelto la terza via: nello spogliatoio non ama far pesare i suoi gradi con i compagni di squadra e davanti alle telecamere ci va solo quando non può farne a meno, ma in mezzo al campo tutto ruota intorno a lui. Così è stato domenica sera, contro l’Udinese, quando dopo il vantaggio della formazione friulana si è caricato la squadra sulle spalle e ha guidato la rimonta. Prima a parole: la sua frase rivolta a Manolas («Non è successo niente, gliene facciamo quattro»), dopo l’errore del greco in occasione del gol di Perica, è stata ripresa da tutte le televisioni. Poi con i fatti: l’assist per il pareggio di Nainggolan sembra facile solo perché a farlo è lui; quello per il gol di Torosidis è più fortunato che altro, ma è la prestazione nel suo complesso il segnale più incoraggiante in vista del derby spostato a lunedì e della volata per la Champions League.
Già nello spezzone di gara giocato al Meazza contro il Milan, Totti aveva mostrato segnali importanti anche se Rudi Garcia, per gestirlo al meglio, lo aveva escluso dalla formazione titolare per tre giornate consecutive. La partita di domenica sera contro l’Udinese è stata la conferma, in attesa del derby, match che all’andata ha fatto registrare il suo momento più alto in questa stagione in cui, numeri alla mano, con 9 reti (comprese le coppe) resta insieme a Ljajic il miglior marcatore romanista.
Per andare in doppia cifra Totti ha bisogno di un gol. Per raggiungere quota 300 in carriera ne servono due, come all’andata: in realtà lui se ne attribuisce anche uno realizzato nel 2004, a Leverkusen, che la Uefa ha invece registrato come autorete di Berbatov per cui, secondo i suoi conti, ne basterebbe uno. Un gol con selfie, come quello realizzato all’andata sotto la Sud che ha fatto il giro del mondo sul web, ma anche senza andrebbe bene lo stesso.
L’importante è che Francesco aiuti la squadra a centrare l’obiettivo, che non è la vittoria ad ogni costo perché la classifica consente alla formazione di Garcia di giocare con due risultati su tre a disposizione. A patto, naturalmente, che si vinca nell’ultima casalinga contro il Palermo, una partita che adesso può sembrare facile, ma lo stesso discorso si poteva fare per l’Udinese e, invece, le sofferenze contro i friulani sono state più del previsto.
Conti da ragionieri e non da uomini di calcio, che non faranno piacere a Rudi Garcia. Il francese, che nel post-Udinese è tornato all’antico («i derby non si giocano, si vincono»), vuole solo i tre punti per chiudere i conti con una settimana d’anticipo.