(Corriere della Sera) – «Mai più confronti plateali magari sotto una curva che sappiano di sottomissione o resa dei conti fra tesserati e tifosi. Fra di noi c’è stata piena condivisione sulla necessità di arrivare alla squalifica dei tesserati che hanno rapporti di questo genere oppure li alimentano». È l’indicazione, emersa dall’assemblea dell’Assocalciatori, dopo quanto accaduto ai giocatori di Pisa, Roma, Savoia e Brescia e illustrata dal presidente Damiano Tommasi. «Siamo di fronte a una situazione distorta, ma spesso e volentieri si rischia di giustificarla. Esiste anche un danno non quantificato, chissà quanti non vanno allo stadio per paura di una minoranza. Ora dovremo stare attenti a come verranno scritte le norme federali, perché esiste anche un normale rapporto con le tifoserie tout court. D’altronde non in tutte le società la figura del funzionario per le relazioni con i tifosi ha una funzione attiva. Invece deve essere il filtro, pronto a informare e a formare i tesserati su che cosa fare e non fare. Invece vediamo che in certe situazioni accade il contrario, con i giocatori accompagnati da forze dell’ordine o dirigenti per confrontarsi con gli ultrà».
La diplomazia dell’Assocalciatori sta lavorando per arrivare alla riconciliazione fra il difensore dell’Empoli, Tonelli, e l’attaccante dell’Atalanta, Denis, che il 26 aprile a Bergamo aveva colpito l’avversario con un pugno negli spogliatoi a fine partita. «La nostra intenzione è proseguire nel dialogo; il nostro compito è prima di tutto guardare dentro di noi». L’assemblea dell’Aic è stata costretta ad affrontare anche altri problemi di non facile soluzione. Ad esempio, la questione delle norme sulle penalizzazioni, che non sono chiare, ma che producono effetti sulle classifiche, come dimostrano i casi legati al Novare e alla Reggina. L’Aic chiederà in Consiglio federale che ci siano norme chiare, dunque non interpretabili, soprattutto per quanto riguarda la questione degli incentivi all’esodo, promessi e poi non corrisposti sui quali non riescono a mettersi d’accordo nemmeno gli organi della giustizia sportiva nei due gradi di giudizio. Il tutto in attesa che si arrivi alla riduzione del numero dei club di A (18) e B (20): «Si parla solo di date e di soldi; manca il progetto tecnico. Se si va di questo passo i playoff non ci saranno più. E le tre promozioni dirette dalla Lega Pro sono poche».