(G. Piacentini) – La Roma va in ritiro, o forse no. I giocatori lo scopriranno, a sorpresa, domani mattina, quando si presenteranno di nuovo a Trigoria dopo il giorno di riposo concesso dalla dirigenza e dal tecnico, che ha fatto seguito all’allenamento punitivo fissato per ieri mattina alle 8. Dopo la figuraccia di Milano il ritiro sembrava scontato, ma la società non lo reputa utile, almeno nell’accezione che ha sempre avuto. Per questo si sta studiando una specie di ritiro modulato, che potrebbe partire domani mattina dopo l’allenamento per poi interrompersi e riprendere a ridosso della gara con l’Udinese. Un modo per isolare e per non «stressare» ulteriormente un gruppo sull’orlo della crisi di nervi, come dimostrato da Nainggolan alla fine del primo tempo nei confronti dei compagni e Garcia davanti alle telecamere.
Il primo a percepire segnali di cedimento è stato il tecnico: il suo allarme nella conferenza stampa della vigilia oggi assume un altro significato. Garcia sabato sera era furioso non solo per la sconfitta ma soprattutto per l’atteggiamento della squadra. Un sentimento che non era cambiato ieri mattina. Negli spogliatoi non c’è stato un confronto, ma un monologo dell’allenatore davanti a tutti (nessun assente, anche se non tutti hanno dormito a Trigoria, ma solo quelli che abitano più lontano dal centro sportivo). «È suonata la campana dell’ultimo giro – il senso delle parole di Garcia, condivise dai dirigenti – e non si può più sbagliare, perché mancano solo tre partite. Avete capito l’importanza di quello che ci stiamo giocando? È inaccettabile che siano bastate due vittorie di fila per dare vita ad un atteggiamento come quello contro il Milan».
I giocatori, colpiti e affondati, hanno ascoltato senza ribattere. Tra di loro c’era anche Gervinho, che è uscito dal campo per un problema alla coscia destra. L’ivoriano, che ieri zoppicava vistosamente, si sottoporrà domani agli esami: il rischio di una lesione è alto. La sua stagione, quasi sicuramente, è finita con 2 gol in tutto il campionato.