(M. Cecchini/A. Pugliese) Sembrava poter essere una delle ultime sicurezze della Roma di Rudi Garcia, una delle poche cose in cui sperare in questo finale di stagione per evitare che la delusione si trasformi in fallimento. Ed invece da ieri sera a San Siro è tornato anche un bel punto interrogativo sulla tenuta difensiva, intesa sia come reparto sia come singoli. Non è solo un problema di Astori, probabilmente il peggiore in campo, ma di meccanismi, amalgama, sincronismi. «Ma se parliamo di fase difensiva allora dobbiamo parlare anche di centrocampisti e attaccanti – dice De Sanctis –. Ognuno di noi deve essere più cattivo, a volte nella lettura delle situazioni difensive non siamo brillantissimi».
NESSUNA GIUSTIFICAZIONE Ecco, allora forse l’ipotesi di un ritiro per questo finale di stagione non sarebbe poi sbagliatissima. «Per adesso nessuno ci ha detto niente, ma se la società e l’allenatore lo riterranno opportuno, non saremmo di certo noi a storcere la bocca. È inutile cercare giustificazioni, è mancata la prestazione, penso che Garcia per almeno 70’ si sia chiesto perché abbiamo giocato così. Sapevamo l’importanza della partita, ma ci siamo adeguati ai loro ritmi, nonostante sapessimo anche che la classifica è delicata. Ma restiamo artefici del nostro destino, vincendo tutte e tre le partite saremmo ugualmente secondi. La verità però è che dobbiamo riflettere sulla nostra gara, dovevamo essere aggressivi e non lo siamo stati». Ed ora con l’Udinese mancherà anche Florenzi, un problema in più per una retroguardia che ieri ha sbandato clamorosamente contro il Milan più brutto degli ultimi 30 anni.
TRE FINALI Restano tre finali, dunque, dove vincere e anche convincere. «Con Palermo e Udinese dovremo fare bottino pieno, perché altrimenti anche il derby non sarebbe più decisivo. L’importante è ritrovare le prestazioni». E anche l’affidabilità della retroguardia.