(M. Cecchini) – Che il calcio a volte sia lo specchio dell’intolleranza che regna in Italia, non è un mistero. Crea malinconia però vedere come, finalmente decollata Roma Cares – iniziativa benefica a favore dei bambini «con disagio fisico, psichico, economico, sociale o familiare» – ci sia chi ha pensato bene di utilizzare anche questa vetrina come sfogatoio per rimostranze calcistiche. Com’è noto, questo è tempo di dichiarazione dei redditi ed è altrettanto noto come ci sia la possibilità di donare il 5 per mille a scopi benefici della più varia natura. Non è un’aggiunta a quanto si paga, ma solo la possibilità di utilizzare una parte del denaro (in ogni caso versato) su iniziative mirate oppure lasciarle invece nella cassa dello Stato. Ebbene, sul sito Facebook del club – quando si pubblicizzava la possibilità di indirizzare i contributi a Roma Cares – c’è stata gente che ha commentato o in modo fuori luogo (gli ingaggi dei calciatori «inutili»: che c’entra?) oppure con sgradevolezze su investimenti non fatti o fatti male (ancora: che c’entra?). Detto che la vittoria nel derby ha messo la sordina ai mugugni, fa male vedere che persino la beneficenza ora diventa pretesto per l’attacco. Giusto contestare un acquisto o un errore tattico, ma sempre nelle sedi opportune. Il bisogno dei bambini, però, sarebbe sempre da rispettare. Sempre.