(D. Stoppini) – In quei giorni del 1997 un giovane rampante di nome Tony Blair diventava per la prima volta premier in Inghilterra, mentre Lady Diana concludeva tragicamente la sua vita sotto il ponte «de l’Alma» a Parigi. Mentre ai nostri occhi quella cronaca sembra così lontana da trasformarsi già in storia recente, nel calcio italiano a fare da filo conduttore tra quel periodo e il presente resta un ragazzo che si chiama Francesco Totti. Nell’estate del 1997 Zdenek Zeman fu il primo a toglierlo dal limbo di una titolarità pretesa (dai tifosi e dal presidente Sensi) per proiettarlo sempre e per sempre nella Roma tipo, a prescindere da moduli e allenatori. Totti aveva 21 anni e la sua indiscutibilità sarebbe diventata giustamente un dogma. Fino ad oggi. Perché questo sarà il primo mercato in cui l’allenatore – che sarà Garcia, al netto delle suggestione Ancelotti che era aleggiata a Trigoria nei periodi di difficoltà del francese (vedi pagine precedenti) – e società cercano un calciatore, un attaccante, che dopo 18 anni proietti per la prima volta il capitano giallorosso nel ruolo di padre nobile. Ovvero, un lusso da gustare, non una certezza su cui poter contare sempre.
TROPPE GARE D’altronde la stagione che si sta concludendo ha dimostrato che, a 38 anni, Totti debba essere gestito più che spremuto. Invece è accaduto il contrario, sia per gli infortuni sia per la non equiparabilità con chi avrebbe dovuto sostituirlo. Fatto sta che il numero dieci ha giocato 2.283 minuti, contro i 1.841 della stagione precedente. Un chiaro controsenso che non poteva funzionare. Non a caso, pur giocando di più, Totti ha inciso di meno, segnando 9 reti contro le 11 del 2013-14.
EREDI Se a livello sentimentale per la Roma quella che comincerà fra poco più di un mese, sarà senz’altro spartiacque, il primo a non sorprendersi è proprio Totti. D’altronde lui stesso a febbraio aveva detto: «Io ho sempre voluto campioni in squadra, spero che la società prenda un nuovo Batistuta». Ovvero, le istruzioni per evitare malumori da parte dell’ambiente sono chiare: se arriva un «top player», nessun tifoso si sognerà di chiedere ancora Totti sempre titolare, ma qualora i sostituti dovessero essere giocatori discutibili come Doumbia, la situazione sarebbe diversa. Dopo gli errori del mercato di gennaio prontamente ammessi, il d.s. Sabatini il concetto lo ha ben chiaro, e così – tramite i buoni uffici di Pjanic – si tenta Dzeko (City), così come si monitorano da tempo Benteke (Aston Villa) e Bacca (Siviglia), mentre resta il sogno Higuain che Sabatini ha definito «troppo costoso». Detto che non risultano vertici lunedì fra Totti (e senatori) con Garcia, in ogni caso chiunque arrivi il posto non arriverà per grazia divina, perché Totti ha intenzione di arrivare al raduno, il 4 luglio, in perfetta forma. Il suo programma infatti, dopo la Sardegna, prevede il solito blitz nella clinica di Merano che lo rimette a nuovo dal punto di vista fisico. Il modo migliore per preparare una stagione che si preannuncia diversa dal consueto, ma non è detto meno interessante. Senza contare che fra un anno, di questi tempi Totti sarà davanti a un bivio: rinnovo a fine carriera. Un giallo che solo il campo potrà sciogliere.