(M. CECCHINI) – Poi un giorno quel giorno arriva. Ci sono lacrime, ricordi, nostalgie e teste scrollate nel dire: «Non ne nascerà mai nessuno uguale». Invece la vita vince sempre, e così anche il calcio. In attesa che il futuro si materializzi, concedeteci però un pizzico di ansia nel pensare al vuoto che segue ogni saluto importante e per questo, per certi versi, stare qui a parlare di oggi edel 41° derby in carriera di Francesco Totti esorcizza malinconie di stagione. Il motivo è semplice: questo periodo sembra essere contrassegnato dalla celebrazione di grandi tramonti. Poco più di una settimana fa il Liverpool ha celebrato l’addio di Gerrard, due giorni fa è stata la volta del saluto di Xavi al Barcellona, a fine stagione in tanti danno ai titoli di coda il rapporto fra Casillas e Real Madrid. Tutti campioni che sono nel club delle (oltre) 70 presenze con le proprie squadre e che in qualche modo sono giunti al capolinea del loro rapporto.
CAPOCANNONIERE DA SELFIE – Invece il capitano della Roma non ci pensa affatto. E se gli anni (38) in questa stagione tante volte hanno chiesto il conto soprattutto in caso di prestazioni ravvicinate, il derby, però, è tutta un’altra partita, e in fondo lo si è visto all’andata. La doppietta con cui ha santificato la partita, infatti, lo ha reso padrone – sia pure a pari merito con Da Costa –del titolo di capocannoniere della stracittadina con 9 reti in campionato e 2 in Coppa Italia. Un primato ancora più dolce se si pensa che la sfida all’intervallo sembrava già persa. Invece a volte la fine è l’inizio del principio, e così la par- tita si è conclusa proiettando il numero dieci giallorosso in tutti i media del mondo, grazie al selfie scattato sotto la curva Sud subito dopo aver realizzato la rete del pareggio. Inutile dire che gli imitatori, dal giorno successivo, sono stati innumerevoli, tanto da suscitare anche discussioni dal punto di vista della giustizia sportiva. «Sarebbe stato da ammonizione», aveva detto il presidente degli arbitri, Marcello Nicchi. Non solo. Per evitare frotte di imitatori la disposizione in Olanda è andata in vigore perché un cellulare, a torto o a ragione, in panchina ce l’hanno in parecchi. E allora meglio evitare frotte di imi- tatori, in attesa della prossima evoluzione.
ESULTANZE DA DERBY – Già, perché la stracittadina per Totti è stata sempre una vetrina con cui raccontare al mondo il suo punto di vista del momento. Tutti, ovviamente, dopo una rete segnata all’avversario di sempre, la Lazio. Ricordate? In principio fu la maglia : «Vi ho purgato ancora» (1999). Quattro anni più tardi, invece, toccò a quella dedicata all’allora fidanzata Ilary Blasi: «6 unica» (2003). Poi gli balzò in testa di improvvisarsi cameraman per riprendere l’Olimpico giallorosso che esultava (2004), mentre poco dopo raccontò al mondo la gioia del suo essere presto padre infilando il pallone sotto la maglia (2005). Dieci anni più tardi tutto sembra essere cambiato e così le esultanze spontanee sono state sostituite dal selfie programmato che ha ottenuto 8 milioni di retweet. Con queste premesse, nessuna sorpresa che anche stasera ci si possa aspettare un guizzo di fantasia. Ciò che conta però è che la Roma abbia la (quasi) certezza di arrivare al 2° posto e accedere così di sicuro alla prossima Champions. Gli anni che passano, infatti, non consentono più al capitano della Roma tanti treni in direzione che l’Europa che conta e quindi un preliminare agostano sarebbe troppo ricco d’incognite per chi sa che il tempo stringe. Immaginiamo che a quasi 37 anni anche Klose – campione del Mondo come lui – abbia pensieri analoghi. Ma il tedesco è un fuoriclasse, mentre Totti anche un pezzo di storia della Roma. E a volte, in un derby, può essere questo a fare la differenza.