(T. Damascelli) – Nella fotografia di gruppo c’è la didascalia di una città, di una squadra, di una partita, di un evento. Il derby, anzi er derby de Roma. Francesco Totti sta coricato sul prato dell’Olimpico come un romano antico sul triclinio dopo la grande abbuffata. Sulla maglietta della salute porta scritto “La Grande Bellezza”, si suppone che le parole e l’istantanea fotografica si riferiscano alla vittoria sulla Lazio, là dove il titolo del film di Sorrentino è un pretesto bello e buono. Altre magliette riportano frasi di scherno indirizzate al capo ultras laziale, in arte Lotito Claudio; ai tifosi cosiddetti burini viene anche mostrato, da De Rossi Daniele, il dito medio, la suburra aveva già offerto altre immagini meravigliose con gli accoltellamenti, gli assalti, gli scontri. Roma è questo, le sue due squadre di calcio sono immerse in quest’aria malsana, vivono per un solo scopo, battersi per ribattersi, giocando non soltanto con il pallone, l’insulto, la provocazione, l’offesa, l’aggressione fanno parte ormai della sceneggiatura. Il derby di lunedì è uguale al derby di domenica, il calendario non c’entra, nemmeno l’orario fissato per l’incontro. Anche se il Viminale ha già fatto sapere che i prossimi derby si giocheranno la domenica a mezzogiorno, chissà per quanti anni. Dentro, attorno, prima, durante, dopo, è un film esclusivo, unico che soltanto i romani possono accettare, dunque capire, dunque giustificare. Derby di morte, derby di paura, derby di agguati, derby di minacce, tribune come un festival e il tappeto rosso, anzi giallorosso o biancazzurro, esibizione di facce di bronzo, di una città che gioca con il proprio passato perché forse si vergogna del presente e non conosce il proprio futuro. Derby romano ma aperto a infiltrati di ogni genere: per infilarsi nelle violenze sono arrivati polacchi, bulgari, greci e inglesi ultrà del West Ham, tutti gemellati con i laziali. Milleeottocento poliziotti a fare da guardia a questo popolo di canarie “ggente” per bene, una città blindata, bloccata, intasata per una partita di football, come è blindata, bloccata, intasata per il traffico di ministeri, auto, blu come le facce dei passeggeri. Il derby è andato, è bellissimo perché è il più lontano dal prossimo. A Totti e alla sua Grande bellezza ricordo le parole che Jep Gambardella pronunzia a chiudere il film: «..prima c’è stata la vita, nascosta sotto i bla bla bla bla bla. E’ tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore, il silenzio e il sentimento, l’emozione e la paura… gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l’uomo miserabile».