(S. Carina) – I sei punti ottenuti in meno di una settimana, gli hanno restituito la facilità di parola che sembrava aver smarrito. Con questa, anche la voglia di azzardare la traduzione di qualche espressione francese. L’ultima l’ha coniata ieri per Doumbia, in gol per la seconda volta consecutiva: «L’area di rigore è il suo giardino». Non è ai livelli de «Il derby non si gioca ma si vince», oppure di «Contano i punti e non la classifica» o «Abbiamo rimesso la chiesa al centro del villaggio», ma poco ci manca. Anche perché, in ottica secondo posto, la chiesa lentamente e a fatica sta tornando al suo posto. Quando parla Rudi ancora non può sapere che la Lazio sarà fermata sul pari dall’Atalanta ma questo sembra comunque interessargli poco: «È stata una partita pulita, con un grande spirito di squadra. Per noi è stata una gara giusta dal punto di vista tattico, tecnico e mentale. Certo, il secondo gol è arrivato un po’ tardi per il cuore dei romanisti, ma l’importante era vincere».
LA TRASFORMAZIONE Perché oramai da qualche domenica la Roma si è calata in una nuova realtà. Persi tutti i traguardi primari della stagione (scudetto, superamento del primo turno in Champions, arrivare in finale in Europa League e/o in coppa Italia) ha svestito i panni (a volte arroganti) del possesso-palla a tutti i costi, indossando il saio di un gioco improntato sul sacrificio e contropiede, che Florenzi ha riassunto in modo efficace (a proposito di detti) «nel buttare certe volte la palla in chiesa». Rudi (che trova il tempo anche per fare i complimenti alla Juventus: «Scudetto strameritato») fa spallucce, quello che gli interessa è arrivare secondo e garantirsi così l’accesso diretto alla prossima Champions. Per riuscirci saranno fondamentali i gol di Doumbia (che rischia però un nuovo stop muscolare): «È arrivato con un problema fisico e senza condizione, gli è servito tempo. Ma noi a Trigoria siamo sempre stati fiduciosi. Ora ci sta ripagando perché quando giochiamo con un attacco manovrato è importante avere uno come lui che conosce ogni centimetro dell’area». Chi invece conosce ogni filo d’erba del campo è Florenzi, anche ieri impiegato sia come terzino che in mediana e autore di un gol da cineteca: «Ma io l’ho sempre saputo che era così forte – sottolinea Garcia – Lo vidi con l’Under 21 prima di arrivare qui: si capiva che era un giocatore che sa fare di tutto e con un’anima grande. È un ragazzo d’oro». E su Ibarbo: «È molto intelligente tatticamente. Si deve però convincere che può fare gol e assist».
UNITI SI VINCE Ringrazia il pubblico: «E’ stata la vittoria di tutti, società, squadra e tifosi (che hanno in Curva Sud hanno intonato cori contro Pallotta, fischiati però dal resto dell’Olimpico, ndc) ma ci sono ancora quattro partite. Il secondo posto andrà a chi lo vorrà di più e dobbiamo essere noi quella squadra». Passerella finale su Totti. Ieri il capitano è rimasto a guardare: «Lui è intelligente, è sempre stato un grande capitano e ha capito il contributo che dà sia fuori che in campo – spiega Rudi – Pensa sempre alla Roma, non a se stesso. E dirà ancora la sua in campo da qui a fine stagione». Per arrivare secondi, infatti, ci sarà bisogno di tutti. Figuriamoci di Totti.