(M. Ferretti) – Alzi la mano chi, tra i tifosi della Roma, non ha maledetto Yanga Mbiwa dopo aver visto il sonno che il difensore francese si era fatto sull’azione del gol del pareggio di Djordjevic. Tutti o quasi? Beh, comprensibile. Ma come è possibile, ecco il pensiero giallorosso dal Quadraro a Testaccio passando per Primavalle, che si sia fatto fregare in quel modo dall’attaccante serbo? Immobile, Mapou. Una brutta statuina. E giù, immediatamente, con le solite, consuete paroline non esattamente dolci nei confronti del numero 2 della Roma. Poi, però, a conferma che il derby è una cosa unica, e per certi versi irripetibile, è stato proprio Yanga Mbiwa a firmare la rete del successo della Roma, quello che vale per il primato cittadino, per la qualificazione diretta alla Champions League e per l’accesso a 50 milioni di euro. Tanta roba, insomma. Il primo, indimenticabile gol da romanista di Mapou è nato all’interno di una favola: palla alta al limite dell’area laziale, Djordjevic (sì, proprio lui!) saltamanon arriva a toccare il pallone di testa e alle sue spalle si materializza monsieur Yanga Mbiwa. Spizzata con la fronte, palla girata verso il palo lungo di Marchetti e… Apoteosi. Tutto, come in una fiaba, ovviamente sotto la Sud, il cuore del tifo della Roma.
LA GRANDE BELLEZZA Che fosse un pomeriggio da consegnare direttamente alla storia della Roma, lo si era capito quando era stato Juan Manuel Iturbe a portare in vantaggio la squadra di Rudi Garcia. L’oggetto misterioso, il flop, il bluff, il sopravvalutato: quante ne abbiano sentite e lette nei mesi passati sul conto dell’argentino? Tante. Troppe. Perché Roma è una città strana e, come ha sottolineato De Rossi, piena di commercialisti, e soprattutto perché la Roma spesso ha fatto cag… ehm, discutere (eufemismo…), ma Iturbe avrebbe meritato un pizzico di comprensione in più. Anche soltanto un po’ di pazienza in più. Iturbe non è Messi, e mai lo sarà, ma non poteva neppure essere diventato un brocco. Si diceva: in campionato in casa non ha ancora segnato. Ieri l’ha fatto, ma la Roma da calendario giocava in trasferta e, vedrete, i criticoni in servizio permanente effettivo avranno qualcosa da ridire, non saranno soddisfatti e troveranno un motivo per partorire una nuova polemica. Non basta un gol nel derby per guadagnarsi l’immunità, certo, ma aiuta. Se ne accorgeranno presto, Mapou e Manuel, che cosa significa essere Re in un derby. Un attimo che diventa una vita. La Roma, del resto, è la Grande Bellezza, come ha certificato Totti, capitano della squadra e capotifoso del popolo giallorosso