(U. Trani) – La Roma è in Champions, dove entra dalla porta principale per il secondo anno di fila. E’ la migliore dietro la Juve campione. E nella capitale. Perché, in una partita sola, stacca pure la Lazio che, dopo il derby, resta terza e adesso rischia di perdere anche i preliminari: domenica sera deve prendere almeno 1 punto al San Paolo, per non essere raggiunta e quindi superata (per gli scontri diretti) dal Napoli, oggi quarto con 3 punti di meno.
RUDI ALLA META Il secondo derby vinto da Garcia, da quando è sulla panchina giallorossa, è sicuramente il risultato più pesante della sua gestione biennale. E rende meno deludente questa stagione della Roma. Il 2 a 1 è risultato giusto, per le occasioni create dalle due rivali. I giallorossi meritano quindi i 3 punti di una sfida che per più di un’ora non ha offerto emozioni alle tifoserie che sono state la cornice da Champions, almeno a vedere la coreografia biancoceleste e ad ascoltare la voce giallorossa. Il francese si è aggiudicato il duello con Pioli. Alla distanza. Ha aspettato che la Lazio fosse stanca per colpirla. Con le sostituzioni giuste al momento giusto.
UMILTA’ CONTRO PRESUNZIONE Garcia così prudente era stato solo una volta in questa stagione: a Monaco, il 5 novembre, nel secondo match contro il Bayern di Guardiola. Si presentò all’Allianz Arena con il 4-4-2 e più o meno gli stessi giocatori utilizzati contro la Lazio. Di nuovo, nel derby, solo De Sanctis per Skorupski e Totti per Destro. Pjanic in panchina, usato poi nel finale. Lì, contro la superpotenza bavarese, il muro ha retto 38 minuti. Stavolta fino alla fine. Ma l’obiettivo era lo stesso. Superiore nel gioco e nelle individualità il Bayern, nella condizione atletica i biancocelesti. Meglio prevenire e non rischiare. Per conquistare con un turno d’anticipo il secondo posto ecco il 4-1-4-1, con De Rossi davanti ai centrali Manolas e Yanga Mbiwa, con Torosidis e Holebas terzini per bloccare Felipe Anderson e Candreva, Iturbe e Florenzi sui lati per limitare le sovrapposizioni di Basta e Lulic. Keita e Nainggolan in mezzo, a far pressing. Totti lì davanti è subito fuori dal gioco, unica pedina inutile per il copione scelto in partenza. Pioli, invece, è stato troppo spavaldo. Perché ha scelto di mettere comunque in campo Biglia, non ancora recuperato, e di utilizzare Mauri dietro a Klose, tornando al 4-2-3-1. Sono stati gli interpreti peggiori del suo sistema di gioco. Altri biancocelesti sono sembrati subito in difficoltà: Lulic ha confermato di non essere più terzino e Gentiletti ha dato l’impressione di dare poche garanzie. Candreva e Felipe Anderson hanno fatto pochissismo, Klose solo la torre-assist per il momentaneo pareggio di Djordjevic.
INTERVENTI MIRATI La Lazio ha speso molto nella prima parte senza raccogliere nemmeno una conclusione in porta. Solo un tiro cross all’inizio di Candreva e un colpo di testa sul fondo di Klose. Un gol pappato. Poco per il sorpasso. La Roma è invece rimasta nella sua tana. A preparare la trappola. Nel secondo tempo la sfida è presto cambiata. Con l’evidente calo dei biancocelesti e con le mosse di Garcia, svelto a capire quando era il momento di colpire. Dopo un’ora, fuori Totti e dentro Ibarbo, sistemato a destra, con Iturbe avanzato da centravanti. Keita ha poi chiesto il cambio: ecco Pjanic. Le due sostituzioni hanno deciso il derby. Ibarbo, su corner di Pjanic sporcato da Yanga Mbiwa, ha prima sbagliato una rete grande così, ma si è subito riscattato con l’assist per l’ 1 a 0 di Iturbe, finalmente a segno all’Olimpico in questo torneo (28′). L’azione è sbocciata dal tacco di Pjanic che ha scatenato l’assalto di Nainggolan, veloce a smistare per Ibarbo. La solita distrazione giallorossa, Holebas si è perso Klose sul cross di Felipe Anderson e Yanga Mbiwa ha lasciato libero Djordjevic che ha fatto centro di testa in solitudine, ha permesso alla Lazio di tornare in partita (36′). La Roma, però, in meno di cinque minuti l’ha definitivamente chiusa. Punizione di Pjanic e girata di testa di Yanga Mbiwa, sempre sotto la Sud (40′). Da centravanti e da Champions, la prima rete in giallorosso del centrale difensivo.