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IL MESSAGGERO Rudi-Roma accuse e veleni

Garcia
Garcia

(U.Trani) Garcia, in 20 minuti e senza coprire più nessuno (protetto solo il gruppo), ha certificato la sua distanza dalla Roma. Il rapporto con il club giallorosso non è più solido come ha fatto credere, a parole, fino a qualche giorno fa. E il bilancio di fine stagione è da dentro o fuori. Così spinge la proprietà a esporsi in pubblico. Offrendole due vie di uscita: 1) prendere i rinforzi per rendere competitiva la squadra; 2) chiarire che nemmeno nella prossima stagione sarà possibile vincere.

Il francese ha difeso esclusivamente il suo lavoro (e di conseguenza dei giocatori), bocciando quello dei dirigenti, furiosi dalla presa di posizione (ha nominato solo Zanzi, mai Sabatini, con il quale ha però pranzato dopo lo sfogo). Il management di Pallotta non ha gradito le dichiarazioni, ritenute goffe e fuori luogo. E ha rilanciato. Contestando a Rudi di non essersi preso alcuna responsabilità. Di aver svelato il vertice (segreto) di giovedì a Londra con il presidente (partenza mercoledì). E di aver danneggiato l’immagine della società, presentandola debole sul piano economico (possibile effetto negativo in Borsa) e tecnico (mercato più complicato al momento di convincere i giocatori a venire a Trigoria).

AL BIVIO – Adesso la Roma è davanti a un bivio: esonerare l’allenatore (Zeman pagò per meno) o accontentarlo. Nel primo caso, oltre a dovergli pagare 3 anni di contratto (17 milioni lordi), dovrebbe ufficializzare di non essere in grado di allestire una rosa da scudetto. Nel secondo, invece, dovrebbe confermare i migliori giocatori e acquistarne altri di primo piano. Le frasi di Garcia sono inequivocabili. In stile Conte (disse di non poter entrare in un ristorante da 100 euro con 10): il ct è in ballottaggio con Emery per la sostituzione di Rudi. «Non serve illudere la gente: c’è grande differenza tra obiettivi e ambizioni. E gli obiettivi devono coincidere con i mezzi del club. La logica portava a dire di puntare alla Champions. Anche se poi il secondo posto non è stato scontato: siamo solo la 5a potenza economica in Italia». Dietro a Juve, Milan, Napoli e Inter. Gira il dilemma al presidente: «Giovedì c’è un appuntamento importante con Pallotta a Londra: dopo avremo più parametri sulla prossima stagione. Ma da quando sono qui ho saputo che noi dobbiamo vendere prima di comprare. Penso che sarà ancora così, ma su questo punto solo il presidente e i dirigenti possono dare certezze. Non è un messaggio alla società. Sono solo fatti. Non mi è stato promesso niente, sono sotto contratto e sto lavorando per l’anno prossimo. Dopo l’incontro bisogna però essere chiari sulle nostre possibilità: spero saranno immense in futuro, ma non credo per il prossimo anno. Vediamo che cosa dice il presidente. Io sono il primo degli ambiziosi, altrimenti non sarei qui».

CAMPIONATO VINTO – «Siamo i primi di un torneo a 19 squadre. Sono fiero di aver raggiunto l’obiettivo Champions. Ma dopo il record di punti dell’anno scorso tutti hanno considerato la Roma candidata allo scudetto. La stagione ha dimostrato che questa divisa è troppo grande per noi. La Juve è fuori concorso. Irraggiungibile. E’ abituata a vincere, ha una potenza economica, sportiva, psicologica molto più importante della nostra. E il suo stadio. Il prossimo anno il gap sarà ancora superiore. Loro hanno preso tanti soldi dalla Champions e noi siamo costretti a rispettare il fair-play finanziario. Poi un incidente statistico può accadere» avverte velenosamente Garcia.

MAI PIÙ CONTESTAZIONE –  Rimprovera pure la gente: «Sono stupito di vedere che la mia squadra, seconda per 34 gare, abbia ricevuto tante critiche anche dai tifosi. Ricordo quanto accadde dopo Roma-Fiorentina. E’ facile essere con noi quando le cose vanno bene. Nel momento in cui era importantissimo avere il sostegno di tutti, non lo abbiamo avuto. Non mi è piaciuto. E non voglio che accada di nuovo». Resa dei conti in piena campagna abbonamenti: harakiri puro.

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