Valeva una stagione, questo derby. I biscotti già divorati a colazione, per l’aperitivo c’è spazio solo per stappare lo champagne. Con le bollicine giallorosse. La Roma regola di misura la Lazio, a Iturbe risponde Djordjevic, ma è Yanga Mbiwa a mettere la firma sulla Champions e il secondo posto matematico grazie ai quattro punti in più sui rivali cittadini. Ora per i biancocelesti, l’ultima spiaggia sul lungomare di Napoli. L’Europa che conta passa per la sfida contro i partenopei, tre lunghezze più giù. Per gli uomini di Pioli una finale che vale il campionato. Lazio a trazione anteriore, il 4-2-3-1 e l’artiglieria pesante in avanti con Candreva, Mauri e Anderson alle spalle di Klose. Biglia ce la fa e si riprende la regia. Roma più accorta, fuori Pjanic e Ibarbo, dentro Keita e Iturbe. Più aggressivi di così, dopo cinque minuti Klose s’è già divorato un clamoroso gol, finisce fuori il suo colpo di testa. I giallorossi non sono mai pericolosi, la difesa in affanno e gli spunti davvero pochi. Altro che carezze, Totti il giallo se lo becca subito per un duro fallo su Felipe Anderson, Lulic ricambia il favore intervenendo su Iturbe. Altra ammonizione inevitabile. Un primo tempo di cattiveria agonistica, sulla lavagna dei cattivi pure Gentiletti e Biglia. Poche emozioni, tante pressioni. Tutto rimandato al secondo tempo. La Lazio prova a prendersi subito la promozione, il tiro di Basta dal limite dell’area si spegne appena accanto al palo. Lulic rischia grosso, già ammmonito si concede un intervento su Totti, per Rizzoli non lo tocca. Per non rischiare, Pioli lascia spazio a Cavanda. Per proteste il giallo se lo prende Torosidis, poco dopo pure Klose, seppur generoso. Garcia rivede i suoi piani, fuori il capitano giallorosso e Keita per Ibarbo e Pjanic. Il dominio in campo è biancoceleste, la Roma sboccia poco prima della mezzora.
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