Iturbe. Yanga-Mbiwa. Rudi Garcia. In Curva Nord nel pre-partita, con un macroscopico errore storico-leggendario, era l’aquila a risorgere dal fuoco. Al triplice fischio di un pessimo Rizzoli, la vera fenice a risorgere è la Roma. Che festeggia l’1-2 finale grazie ai due dei giocatori più criticati da agosto ad oggi. L’acquisto più pesante e discusso che piazza la zampata vincente per sbloccare il match. La capocciata vincente di quello che doveva essere il quarto difensore riscattato con un’opzione obbligatoria per presenze che mai la Roma avrebbe pensato di dover esercitare. Un colpo di testa in mischia, abilità sfruttata pochissimo questa stagione della Roma. Infine Garcia e l’ottima preparazione della partita: dopo cinque mesi faticosi, pieni di delusioni, lasciando strada libera al dominio della Juventus, è riuscito a ritrovare la lucidità nella partita in cui era vietato sbagliare. Ha fatto le cose semplici, ha trasmesso ai suoi UMILTA’, dote troppo spesso dimenticata da lui e dalla Roma quest’anno. E’ una vittoria che fa gioire e godere, che ristabilisce ciò che è sempre stato, che rimette al loro posto personaggi dalle manovre sempre più losche. Sconfitto Lotito ancor prima della Lazio. Il 50° derby vinto vale i 50 milioni che arriveranno grazie alla qualificazione diretta in Champions League. Guai però a pensare che sia il riscatto di un’intera stagione. In vista della prossima, la Roma dovrà migliorare muovendosi bene sul mercato. Non dovrà essere una nuova rifondazione ma una somma di conferme (Nainggolan in primis) e di compra-vendite di giocatori adeguati alle idee del tecnico. E se sarà o non sarà Garcia, sarà la prima cosa da capire.
SENZA VERGOGNA – Alla Roma il punto starebbe bene: la sconfitta del Napoli in casa della Juve ha già dato ai giallorossi la sicurezza del terzo posto, il Palermo senza motivazioni domenica prossima e Napoli-Lazio da giocare. Per questo l’andamento della partita è completamente l’opposto di quello dell’andata: la Lazio deve far la partita, la Roma la aspetta. Come fatto dalla Juventus sia in campionato sia in Coppa Italia.
Nainggolan e Keita lanciati a molla su Biglia e Parolo, De Rossi su Mauri e gli esterni d’attacco pronti a raddoppiare le rispettive marcature su Candreva e Felipe Anderson insieme ai terzini. Manolas e Yanga-Mbiwa attenti su Klose. Difesa bassa per non concedere spazi, come fanno almeno 16 squadre di Serie A proprio contro i giallorossi. Senza vergogna e con spirito machiavellico, si può giocare a calcio anche così. Se non fosse che in 5 minuti Torosidis regala un tiro e un comodo assist a Candreva: sul primo ci mette una pezza De Sanctis, sul secondo Klose di testa mette fuori come poche volte in carriera gli è capitato. L’inconsistenza offensiva della Roma del primo tempo è perfettamente rappresentata all’11’ quando Florenzi fa 30 metri palla al piede sulla destra crossando in un’area deserta di compagni. D’altra parte la Lazio cerca sempre la palla lunga oltre la linea difensiva giallorossa, agevolando il lavoro di De Sanctis e soci. E la squadra di Pioli rischia anche di rimanere in 10 quando Lulic falcia intenzionalmente da dietro Iturbe lanciato in contropiede al 22′: Rizzoli dal cuore d’oro estrae il giallo come farà successivamente con Gentiletti e Biglia.
ITU & MAPOU – La ripresa si apre con Basta che spaventa De Sanctis con un destro dal limite: sarà l’unico vero pericolo creato dalla Lazio pareggio a parte. Al 6′ Lulic, non contento della zappata rifilata a Iturbe, cerca di piantare gli scarpini sul petto di Totti. Secondo giallo? Macché. Rizzoli fischia ma senza cartellino. Pioli ringrazia e inserisce Cavanda per il bosniaco. Al 9′ ci sarebbe anche un possibile rigore per la Roma: in una mischia da angolo, Klose si prodiga in una cravatta piean su Iturbe. La Lazio non cambia passo e allora Garcia decide è tempo per provare ad accelerare: al 15′ Ibarbo rileva Totti e al 22′ Pjanic sostituisce Keita. Il bosniaco giallorosso è quello giusto per sbloccare il match. Neanche due minuti e mette Florenzi davanti a Marchetti dopo una buona palla lavorata da Holebas: De Vrij chiude in angolo. Proprio dalla bandierina la prima clamorosa occasione è per Ibarbo che a sette metri dalla porta in posizione centrale calcia fuori di sinistro. E’ il preludio al gol che arriva al 28′: tacco di Pjanic per accelerazione di Nainggolan. Apertura a Ibarbo che litiga col pallone prima di mettere al centro dove Iturbe brucia Basta e di punta batte Marchetti. Secondo gol in campionato, il primo all’Olimpico dopo quelli in Champions al Cska e in Coppa Italia all’Empoli. Al 30′ Nainggolan piazza un altro scatto sul quale Gentiletti arranca ma il cross è arretrato. Pioli inserisce Djordjevic pescando il jolly al 36′: il serbo, entrato da cinque minuti, batte De Sanctis da due passi sulla sponda di Klose. Male Yanga-Mbiwa, che si perde Djordjevic, e Holebas che fa altrettanto con Klose.
E’ un pareggio che dura poco: al 40′, dopo l’ingresso di Doumbia per uno sfinito Iturbe, Pjanic disegna una punizione perfetta girata nell’angolo lontano dalla testa del giocatore che meno ti aspetti. Proprio alle spalle di Djordjevic, Mapou Yanga-Mbiwa restituisce pan per focaccia realizzando il suo gol n°5 in 294 partite in carriera! Per concludere la festa giallorossa servirebbe un gol di Doumbia ma l’ivoriano è in ritardo al 44′ su un cross tagliato di Holebas. Pazienza, terrà il gol per il Palermo. Alla Lazio non bastano neanche i 5 minuti di recupero assegnati perché il trio Manolas-De Rossi-Mapou diventa insormontabile sui palloni recapitati in area. Doveva essere il sorpasso biancoceleste. Doveva essere il pareggio “biscotto”. Dovevano venire con un’altra Coppa Italia. E invece, citando la maglia di Francesco Totti, “game over” per la Lazio.
A cura di Daniele Luciani