(F. Bianchi) – Inter e Roma sono incappate nella rete del financial fair play: la sanzione è stata abbastanza blanda, almeno rispetto a quello che si temeva alcuni mesi fa. Ma è pur sempre un campanello d’allarme. Michel Platini ha, almeno in parte, raggiunto quello che voleva: è riuscito ad imporre a molti club europei un percorso virtuoso, non più le follie del passato. I bilanci sono migliorati, stanno migliorando, a parte alcune situazioni al limite (tipo escamotages come sponsorizzazioni-record). I club italiani, rispetto ad altri, si trovano penalizzati perché non hanno stadi di proprietà, incassano poco anche dal merchandising, e non riescono a fare crescere i ricavi. Ma adesso si cambia: l’Eca (European club association), nel cui board ci sono anche Andrea Agnelli e Umberto Gandini, ha acquistato sempre più potere, sia con l’Uefa che ultimamente con la Fifa. Per questo l’Eca sta negoziando con Platini e i vertici di Nyon nuove norme, modifiche da apportare al financial fair play sin dalla prossima stagione. Tutto dovrebbe essere pronto dal 1 luglio. E conviene anche all’Uefa trovare una soluzione perché già adesso ci sono 11 cause aperte sul Ffp, e un paio potrebbero arrivare a conclusione. L’Eca è convinta che non si possa andare avanti in futuro con l’unico obiettivo il congelamento delle posizioni ma che sia necessario consentire ai club di poter investire. Solo così possono uscire da certe posizioni delicate. Solo così possono aspirare a qualificarsi alle Coppe europee, “ripulendo” i bilanci. Il sistema attuale viene considerato troppo penalizzante, un serpente che si morde la coda. In futuro si guadagnerà molto di più con la Champions, soprattutto, e l’Europa League. Per questo i club aspirano a parteciparvi: ma devono poter crescere. Platini capirà. Un risultato (importante) d’altronde l’ha già ottenuto. Tra l’altro, il Ffp fra due stagioni sarà in vigore anche in Italia, meglio che i club si attrezzino per tempo.