(G. De Santis) Nell’attesa di trovare una squadra dove giocare l’ultimo spicchio della sua carriera, Antonio Cassano rischia di finire sotto processo con l’accusa di un’evasione fiscale legata al contratto più importante della sua storia di giocatore.
Il pm Antonino Di Maio – con l’atto di chiusura indagini che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio – contesta al talento di Bari vecchia di non aver dichiarato al fisco l’ingaggio di tre milioni e mezzo milioni di euro percepiti al Real Madrid, trasferimento avvenuto nel gennaio del 2006.
In particolare, gli inquirenti ritengono che Fantantonio abbia violato l’articolo 4 della legge 74 del 2000 inerente la dichiarazione infedele ai danni del fisco. Ora Cassano avrà tempo venti giorni per convincere il pm dell’infondatezza delle tesi accusatoria facendosi interrogare o presentando una memoria difensiva.
Il passaggio dalla Roma alle merengues avvenne nel corso della sessione invernale di mercato del campionato 2005-2006 dopo un inizio di stagione tribolato passato soprattutto tra la tribuna e la panchina sotto la guida di Luciano Spalletti all’esordio sulla panchina giallorossa.
La decisione di cedere il talento barese, allora 23enne, sembra la soluzione migliore per società ed entourage del giocatore. L’addio a Cassano è un buon investimento per la Roma che dalla cessione ricava 5milioni di euro per un giocatore in scadenza di contratto. L’affare migliore in prospettiva pare farlo proprio Cassano che stipula un accordo di quattro anni con un ingaggio a salire di tre milioni e mezzo milioni di euro per finire a sei.
Nella fretta del passaggio, Cassano, secondo la procura, avrebbe dimenticato di comunicare i termini dell’accordo al fisco italiano per quanto concerne il primo anno a Madrid. Ed è questa omissione che gli inquirenti imputano al barese. La storia tra Cassano e i «galacticos» è un fallimento. Il giocatore si allena poco, finisce per essere soprannominato «el Gordito» e dopo una stagione ritorna nel campionato italiano. Lo spettro di quell’anno potrebbe, tuttavia, continuare a seguirlo in un aula di tribunale.