(L. Valdiserri) A un certo punto James Pallotta disegna nell’aria un cerchio e dice: «Noi lavoriamo così, insieme; non c’è dentro la Roma una lotta per dare o togliere potere». Piaccia o non piaccia, è la sua idea: la squadra invisibile dei dirigenti conta per lui come e più di quella che va in campo. Il mercato è un segreto industriale: «Nainggolan? Lavoriamo ogni giorno perché resti. Dove rafforzare la squadra? Dobbiamo segnare di più. Centravanti come Higuain o Dzeko, con grandi stipendi, sono solo un sogno? No, questo non è un problema». Però i paletti sono chiari e i complimenti al d.s. Sabatini sono per le ricche cessioni (Benatia, Marquinhos, Lamela). Si comprerà e si venderà.
Garcia e la Juve irraggiungibile: «Rudi non si è espresso bene. Ne abbiamo parlato e sa di aver sbagliato. Possiamo competere con loro». Come battere la Juve: «Abbiamo pareggiato tante partite e la metà di queste, se fossimo stati in forma, sarebbero state vittorie. Per questo abbiamo deciso, insieme, di lavorare sulla preparazione. È un aiuto per Garcia, che potrà focalizzarsi sulla tattica». L’icona Totti: «Avrà un ruolo in questa squadra fin quando lo vorrà. A fine carriera ricoprirà un ruolo importante. Farà parte della Roma a vita».
Il fatturato da far crescere e gli sponsor: «Abbiamo fatto un errore: pensavamo a uno sponsor comune per maglia e stadio. L’accordo con la Nike? Ci garantirà notevoli introiti nel tempo, ma non siamo contenti della produzione a breve termine. Sta alla Nike darsi una mossa. Quando avremo lo stadio, avremo un fa tturato maggiore al resto dei club in Italia».
Il Financial Fair Play: «Cerco di capire come funziona. Abbiamo ereditato grossi debiti e in un paio d’anni siamo passati a un leggero avanzo. L’ammonizione dell’Uefa ci ha sorpreso. Mi chiedo, guardando altre squadre, come se la cavano». Ecco la prossima battaglia.