G-L1M4S2TMG9
Il Cialis è noto per il trattamento della disfunzione erettile, migliorando il flusso sanguigno e facilitando l'erezione. Questo effetto benefico è apprezzato non solo in ambito medico, ma può anche influenzare positivamente altri aspetti della vita quotidiana. Per esempio, nel contesto sportivo, un miglioramento della circolazione può aiutare a ottimizzare le prestazioni e la resistenza. Il Cialis, quindi, può avere applicazioni sorprendenti al di là del suo uso principale. Per chi cerca un approccio discreto, è possibile acquistare Cialis online senza ricetta con facilità e privacy.

GAZZETTA DELLO SPORT Arbritri, Busacca: “Tecnologia da usare anche sul fuorigioco. Portieri: no al rosso”

Massimo Busacca
Massimo Busacca

(F. Licari) Falli di mano? «Non tutti da giallo». Tecnologia? «Poca». Tripla sanzione? «Prima di abolirla…»Massimo Busacca si agita in giacca e cravatta nella sala stampa della Fifa, mima la scivolata a braccia larghe e il fallo a porta vuota, si accalora sul fuorigioco «che non è così complicato come sembra». Come fosse ancora in campo, ci mette passione. Svizzero d’origine italiana, capo degli arbitri Fifa dal 2011, adesso anche responsabile arbitrale del calcio femminile («le donne sdrammatizzano di più e simulano meno»), Busacca ci spiega la sua visione sui grandi temi arbitrali oggi in agenda.

Al Mondiale è andata meglio del previsto.

«Qualche errore fisiologico in 64 partite, ma nessuno scandalo, niente di clamoroso. Brasile 2014 non sarà ricordato per gli arbitri come le edizioni precedenti. L’obiettivo è migliorarsi in Russia, con i Messi e i Ronaldo del fischietto. A fine anno stilerò la nuova lista ampia per il 2018: intanto seguo volti nuovi, all’Under 20 ho visto per esempio Orsato, e ho già in squadra Rocchi e altri italiani». 

Si dice che in Brasile lei avesse suggerito di ammonire il meno possibile nella prima mezzora.

«Falso. Ho detto: se siete qui siete l’élite, quindi fate quello che sapete, valutate la situazione, studiate le squadre, comprendete il gioco. Come i fuoriclasse del pallone: non guardate dov’è la palla, ma dove arriverà. Un bravo arbitro deve capire subito che partita sarà. E agire di conseguenza». 

Per esempio?

«Gli attaccanti commettono tanti falli sui difensori in pochi minuti? È chiaro che l’allenatore ha impostato così la tattica, impedire le ripartenze a tutti i costi. All’arbitro allora tocca intervenire, nel nome dello spettacolo: dalla fast transition nascono tanti gol, non ci si può opporre scorrettamente. La media di gioco per gara in Brasile è stata 57’, molto buona, con Australia-Spagna la più giocata, 65’, e Brasile-Colombia vertice basso, 39’».

Per gli arbitri uno dei falli di più difficile valutazione è quello di mano. Cosa si può fare? 

«Credo che il Board codificherà presto una parola, “naturale”, che poi andrà spiegata nelle interpretazioni ufficiali. Se il movimento è naturale, se muovi le mani con naturalezza per correre, non può mai essere fallo. Idem se prima colpisci la palla che poi ti schizza sul braccio. Ma se prendi rischi, se per esempio fai una scivolata e usi le mani in maniera non naturale, aumentando il volume del tuo corpo, te ne devi assumere le conseguenze. La mano di Granqvist in un Juve-Genoa non è rigore, il giocatore aveva colpito di piede prima. E c’è altro…».

Cioè?

«La mano non può essere sempre “giallo”, dev’essere valutata come ogni altro fallo. Certo, la regola dice che è ammonizione se la palla va da A a B e il percorso è interrotto: secondo me qualcosa andrà cambiato. Stessa cosa per le trattenute».

«Il» problema fuorigioco. Tutti vogliono cambiarlo.

«Ma non c’è ancora una proposta univoca. Io non credo possa essere semplificato, solo interpretato bene, e tanti dubbi svaniranno. Non puoi codificare tutto nel regolamento: anni fa si era arrivati all’assurdo della “luce” tra attaccante e difensore. Mi chiedo: come poteva un guardalinee valutarla in un secondo? Il fatto è che oggi il regolamento ti consente di stare in fuorigioco, come fanno molti nei calci piazzati, a patto di non interferire».

Appunto: l’interferenza…

«È il concetto fondamentale oggi. Per sollevare la bandierina ci dev’essere una azione del giocatore in fuorigioco, con la palla da giocare vicino. E questa azione deve avere un certo impatto sulla possibilità del difensore di giocare la palla. Non è dunque una questione di distanze, ma di azione, anche se c’è ancora qualche problema nato dalla parola originale challenge , sfida, che per gli inglesi è soltanto in caso di distanza breve: invece no, io posso essere a un metro e non sfidarti, o sfidarti da 5 metri».

Ci chiarisce l’interferenza?

«Ce ne sono tre tipi: 1) quando sei, appunto, in azione; 2) quando disturbi un avversario, ed è stato il caso del gol annullato a Yepes in Brasile-Colombia al Mondiale in quanto il suo salto ha avuto un impatto sulla sua possibilità del rivale di giocare la palla; 3) quando ostruisci la visuale, e ripenso a Bonucci che in Juve-Roma non impediva al portiere di vedere, anche se è un caso limite e non sicuro al 100%. La verità è che gli assistenti sono chiamati spesso a decisioni disumane: ci vorrebbe una vista panoramica».

O la tecnologia.

«Parliamone. Il gol-non gol mi sembra ormai acclarato: anche se fossero poche le situazioni, introduce giustizia, come anche in Colombia-Messico al Mondiale donne. Io sono contro la tecnologia sui falli da contatto: il video non aiuta a capire, anzi può dare visioni distorte. E anche contro l’uso dopo ogni “giallo” o ”rosso”: lasciamo un po’ di incertezza umana. Anche hockey e basket usano il replay in casi limitati. Sul fuorigioco non è facile, però una cosa aiuta: la linea. Come per il gol fantasma. Si potrebbe ricorrere alla tecnologia, ma solo se la palla è entrata. E limitando al massimo le chiamate dell’assistente: se è gol, si va al video; sennò, amen».

Un attaccante colpisce di testa in fuorigioco, prende il palo, la palla rientra e lui o un compagno fa gol…

«Si rivede dall’inizio. Lo so, non è facile, ma c’è un’altra cosa che mi spinge a tentare: non vorrei più vedere squadre sconfitte, o stagioni rovinate, per un gol in fuorigioco, né assistenti distrutti professionalmente e umanamente per cose impossibili da valutare. L’esperimento in Olanda controlla tutto: troppo. E lascia decidere un giudice in cabina di regia: invece deve decidere l’arbitro».

Tutti vogliono abolire la tripla sanzione, ma la Fifa?

«Facile dire “cambiamo” e non fare proposte. Fu introdotta per impedire i troppi falli da chiara occasione da gol: si segnava poco anche per questo. Ora la domanda è: quali lasciamo da “rosso”, oltre a quelli violenti? Una soluzione sarebbe: in area sempre ammonizione. Ma si può accettare quando un fallo toglie un gol a un metro dalla linea? Si potrebbe distinguere tra evitare occasione da gol, con difensore sulla porta, quindi da “giallo”, ed evitare gol, a porta vuota, da “rosso”. E il portiere è diverso dai giocatori». 

E quindi?

«Andrebbe protetto il portiere che fa il suo lavoro andando a prendere la palla, poi arriva con un secondo di ritardo e commette fallo: per lui ammonizione, per un giocatore espulsione. Non ho una soluzione sicura, ci vuole un esperimento in un Under 20. La Champions è troppo, poi sarebbe difficile tornare indietro».

Cosa pensa degli addizionali?

«Che la cosa più importante è che l’arbitro sia posizionato bene. Al Mondiale abbiamo lavorato con successo senza addizionali, “spezzando” la diagonale dell’arbitro e lavorando sulla posizione, in modo che fosse più vicino all’azione. Comunque l’arbitro deve fidarsi dell’addizionale com’è stato nella finale di Champions!».

Espulsione a tempo?

«Non mi convince, il calcio è bello così. Siamo contro la tripla sanzione, però vogliamo lasciare una squadra in 10 per qualche minuto alterando l’equilibrio? Ma c’è già il “giallo”. E due “bianchi” faranno “rosso”? E chi tiene il tempo se ci sono più “bianchi”?».

Tante perdite di tempo e comportamenti antisportivi…

«L’arbitro può discutere, migliorare l’atteggiamento in campo, ma è una questione culturale: se uno non rispetta il fair play…».

 

Top