(F. Ceniti) – L’assedio continua. Claudio Lotito ostenta sicurezza, lo fa con un lungo comunicato nel quale si dice «sicuro e tranquillo» sui (non) sviluppi del caso Catania, con il suo nome comparso nell’ordinanza del gip per alcune telefonate (intercettate) avute con l’amico Antonino Pulvirenti e l’a.d. Pablo Cosentino, prima e dopo il match Catania-Avellino 1-0. Chiamate che hanno attirato l’attenzione del pm: considera combinato l’incontro anche per via di quei contatti. Un «merito» dato al presidente della Lazio pure da Cosentino in un’altra telefonata ascoltata dagli inquirenti. Tutto congelato, tutto da rivedere perché il gip non ha seguito il pm che voleva misure restrittive pure per Catania-Avellino. Decisione dovuta a un fatto tecnico: quelle intercettazioni non sono utilizzabili in sede penale, perché in quella fase Pulvirenti era considerato parte lesa dopo aver presentato una denuncia per minacce subite (una busta con due proiettili più la sua foto e quella di Cosentino). L’inchiesta muove i primi passi in questa direzione, poi svolta totalmente e diventa «i treni del gol» dopo aver ascoltato le telefonate dell’ormai ex presidente del Catania. Compresa quelle con Lotito.
LA DIFESA Il patron della Lazio, e consigliere Figc, non ci sta a questa attesa snervante e, almeno sul fronte Catania, passa al contrattacco. Così: «È in atto da parte di certa stampa l’ennesimo tentativo di screditare Lotito e la stessa Figc”. L’ordinanza del gip afferma in modo chiaro che l’ipotesi secondo cui Lotito avrebbe in qualche modo condizionato il risultato di Catania-Avellino “non è stata confermata dalla successiva attività di indagine e cozza logicamente con l’eventuale — ma alternativa — consapevolezza, nei predetti indagati, di avere conseguito l’obiettivo tramite l’attività di quegli intermediari ai quali, in seguito, ebbero invece a rivolgersi sistematicamente”. Questo passo è stato nascosto ai lettori (la Gazzetta lo ha pubblicato interamente, ndr ). Si annuncia come certo il deferimento alla giustizia sportiva di Lotito, responsabile di avere parlato col presidente del Catania in alcune telefonate di cui non è riportato il contenuto. Una affermazione letteralmente inventata, frutto della volontà di denigrare in ogni modo Lotito: le chiamate hanno avuto a oggetto aspetti economici che il Catania doveva affrontare in quel periodo dell’anno. Non vi è alcun elemento che consenta di affermare che nei colloqui si sia parlato di incontri di calcio del Catania e di condizionamento del loro risultato».
INDAGINI, PALAZZI E NAPOLI Questa la difesa, restano i fatti: il pm ritiene combinata Catania-Avellino, sta continuando le indagini e ha sul suo tavolo le intercettazioni tra Pulvirenti e Lotito (che non è indagato). Nei prossimi interrogatori la gara tornerà al centro dell’attenzione e si potranno chiarire i vari passaggi e conoscere il contenuto delle telefonate. Anche il gip parla di un aiuto richiesto per la situazione di classifica e questo contrasta con la versione di Lotito («si è parlato di aspetti economici»). Ma c’è di più: giustizia sportiva e ordinaria viaggiano su codici diversi. Quello che per il gip può non costituire reato, lo può essere benissimo per la Procura federale. Ecco perché prima si conosceranno le parole dette nella telefonata e prima si potrà fare chiarezza. Di sicuro Palazzi chiederà anche quegli atti e poi farà le sue valutazioni: il deferimento di Lotito (per slealtà o persino per tentato illecito) resta una opzione. E nel frattempo si fa molto complicata la situazione del patron laziale per la questione Iodice e procura di Napoli (dove è indagato per estorsione). Arriverà nei prossimi giorni il deferimento di Palazzi, mentre la Procura campana è convinta di aver in mano prove chiare per supportare l’accusa. L’arrampicata di Lotito in Figc sembra appesa a un filo sottilissimo.