(D.Stoppini) – Bastasse il romanticismo di Miralem Pjanic, la Roma 2015-16 sarebbe già costruita oggi, 3 giugno. Con Rudi Garcia allenatore, James Pallotta presidente di tutti (ma proprio tutti) i tifosi, Mehdi Benatia a spazzare via qualsiasi avversario e l’amico Edin Dzeko a fare altrettanto con i difensori rivali. La Roma che era, che è e che (forse) un giorno sarà secondo il bosniaco. Che si è confessato nello slideshow di Roma Tv. Confermando a tutti quello che era trapelato nelle scorse settimane. Dzeko è un’idea della Roma, una pista che lo stesso Miralem sta cercando di battere: «Edin è un mio grande amico — ha detto il centrocampista —. Abbiamo un rapporto molto forte, ci sentiamo spesso, parliamo tanto dei nostri club. È un giocatore forte, di carattere, ha fatto bene in qualsiasi squadra, è un vincente: mi piacerebbe averlo al mio fianco». Un indizio, magari nulla di più. Ma pure una conferma: Pjanic ragiona di Roma. Ha la testa sulla Roma, la testa di un giocatore che vuole vincere. «Siamo arrivato secondi ancora una volta, questa continuità di risultati è importante per un club che vuole alzare trofei — ancora Pjanic —.
E così facendo, avremo più possibilità. Sono felice di aver scelto giocare qui, 4 anni fa. Della squadra sono diventato anche un tifoso. Vivo in una delle città più del mondo, il club è fantastico: qui sto bene, spero di indossare ancora per molto tempo questa maglia». E magari pure convincere, da inguaribile romantico, l’amico Benatia ad acquistare un biglietto aereo di ritorno per Roma: «Con lui avevo legato tanto, mi dispiace che sia andato via. Ma forse un giorno tornerà». Eccolo, il consiglio interessato alla società, proprio nei giorni in cui intorno al marocchino si moltiplicano le voci di un rientro in Italia.
VOTO A RUDI Le voci, in verità, si moltiplicano pure sul futuro di Garcia, sul quale non ci sono certezze. Anche perché non sono mancati durante la stagione i segnali di uno spogliatoio non esattamente compatto al fianco del francese. Pjanic però vota ancora Rudi: «Con lui abbiamo vissuto due stagioni positive, è un allenatore con tanta esperienza e con un stile di gioco che apprezzo. È vero, quest’anno abbiamo avuto qualche difficoltà, avremmo potuto fare molto di più. Ma se siamo arrivati secondi, è grazie alla mentalità vincente del nostro allenatore. Il gruppo è con lui, spero che ci possa portare a vincere dei trofei».
DERBY E NON SOLO Per il momento, c’è da «accontentarsi» del primato cittadino: «Siamo più forti della Lazio, siamo noi la Grande Bellezza. Abbiamo passato momenti difficili, la vittoria è stata la giusta ricompensa, E poi ce la siamo goduta con i festeggiamenti». Molto più di quanto in passato Miralem non sia riuscito a fare con Luis Enrique («Mi ha fatto crescere, fu triste vederlo andar via») e con Zeman («il mio anno più difficile, con un tecnico che non ascoltava i suoi giocatori»). Neppure Totti e De Rossi, forse: «Sono due simboli, Daniele è un personaggio importante nello spogliatoio, Checco è il capo, un orgoglio giocare con lui». Il terzo romano, Florenzi, fu l’uomo dell’assist per il gol al Napoli e la successiva esultanza contestata, che ora Pjanic spiega con un «ce l’avevo con le cose false dette su di me, non con i tifosi». Una parte dei quali ora ha messo nel mirino Pallotta: «Sta portando la Roma in alto, provando a costruire uno stadio. Noi giocatori siamo tutti con lui». Un assist. Ma lui è abituato a farli.