(A. Pugliese) – Società, squadra, stadio e sponsor. Sono le quattro esse sulla via del Pallotta 2.0, quattro asset fondamentali del viaggio romano del presidente giallorosso. Pallotta in queste ore è a Milano (dopo il soggiorno a Londra), nel weekend dovrebbe sbarcare a Roma. Era atteso per lunedì, ma quello è anche il giorno della presentazione in Campidoglio del progetto definitivo dello stadio di Tor di Valle, possibile allora che decida di anticipare.
LA SOCIETA‘ Il Pallotta 2.0 parte dal club, sempre più americano nei ruoli strategici, anche a scapito di rinnegare le scelte iniziali. Pallotta ora vuole solo uomini di sua massima fiducia. Così della prima Roma americana (2011) l’unico superstite tra i dirigenti è il d.s. Sabatini. Tutti gli altri sono andati via o fanno altro. È successo al primo d.g. Franco Baldini e all’a.d. Claudio Fenucci, considerato un uomo di UniCredit. Già, la banca che nel 2014 è uscita dalla Roma (Pallotta con 33 milioni di euro acquisì il 31% di Neep, arrivando a detenere il 100% della cassaforte che guida il club con il 78% delle azioni). Ma di quella prima Roma non ci sono più neanche i vertici (il presidente DiBenedetto e il vice Tacopina), il responsabile medico Gemignani, quello della comunicazione Lo Monaco e il team manager Scaglia. Fu la prima rivoluzione (con l’arrivo del Ceo, Zanzi), a cui ha fatto seguito l’addio del responsabile commerciale Winterling e il cambio nella comunicazione, con lo spostamento di Catia Augelli ad altro settore (Roma Cares). Ora la seconda rivoluzione, con l’influenza di Alex Zecca, l’addio al medico Francesco Colautti e al preparatore atletico Paolo Rongoni, sostituito da Darcy Norman, con lo sbarco di Ed Lippie.
LA SQUADRA L’altro problema di Pallotta, adesso, è allestire una squadra che competa davvero ad alti livelli. Per questo ha dato mandato a Sabatini, compatibilmente con i paletti del fair play finanziario. Ma il primo passo da fare è assolutamente quello di riscattare Nainggolan, per evitare una partenza falsa. Anche di questo parlerà con il d.s. in questi giorni, chiedendogli aggiornamenti sulla vicenda. Roma e Cagliari si dovrebbero riaggiornare a inizio settimana, per capire se ci sarà la possibilità di trovare una soluzione. La Roma è serena, ma è chiaro che ogni giorno che passa il rischio buste (e quindi la minaccia della Juventus) è più forte. Sabatini ha sbagliato mossa non andando a chiudere la partita a gennaio, nonostante il «regalo» dei 2,5 milioni semestrale per il prestito di Ibarbo. Ora, bene che vada, pagherà il belga almeno 4-5 milioni in più.
STADIO E SPONSOR Ma il grande appuntamento dei giorni romani di Pallotta sarà la presentazione del progetto dello stadio, lunedì in Campidoglio. Poi il Comune si prenderà 2 mesi per valutare la sua fattibilità e la palla — eventualmente — passerà alla Regione. Nel frattempo, la Roma ha cambiato strategia, decidendo di scorporare il main sponsor dai naming rights dello stadio. L’assenza del marchio sulle maglie ha portato già una perdita secca di almeno 14 milioni (la Wind fino al 2013 ne garantiva 6 a stagione più bonus). Etihad è alla finestra, chissà se toccherà davvero a lei.