(C. Santi) Presidente Malagò, lei sognava un successo del calcio italiano a Berlino. Invece. La Champions è finita al Barcellona.
«A Berlino lo spettacolo è stato straordinario. Partita bellissima sia per i patiti di calcio sia per chi questo sport lo guarda solo nelle grandi occasioni. Complimenti al Barcellona ma complimenti anche alla Juventus. Lo sport italiano deve dirle grazie per quello che ha fatto».
Il mondo dello sport vive il grande scandalo alla Fifa che coinvolge il suo numero 1 ora dimissionario Blatter.
«Di questo argomento c’è una discussione continua in questi giorni tra riunioni al Cio, inaugurazione della nuova sede dell’Anoc e finale di Champions a Berlino. La sensazione è che nessuno ha veramente chiaro come finirà questo scandalo, se è emerso tutto o se altre cose devono ancora accadere. Adesso c’è solo attesa per il futuro della Fifa».
La candidatura di Roma 2024 ne soffrirà anche alla luce delle dichiarazioni di Carlo Tavecchio che ha detto di non averlo votato? Blatter gestiva un buon numero di voti.
«Assolutamente no. È chiaro che ogni mese ci sono questioni politiche che vedono protagonisti membri del Cio. Ognuno è libero di fare le proprie scelte. Per quanto riguarda Roma 2024, ricordo che siamo a metà 2015 e che la scelta avverrà a settembre 2017. Non ci saranno interferenze».
Intanto tra i “nemici” dei Giochi a Roma c’è Mafia Capitale. Condivide, presidente?
«Un conto sarebbe stato se questo scandalo fosse emerso a ridosso del voto. Paradossalmente, è un dato positivo, che mostra la voglia di trasparenza. Anzi, questo scandalo fa capire quale sia la nostra filosofia. Detto questo, siamo tutti indignati di ciò che è accaduto».
Il calcio mondiale è scosso dalle questioni Fifa, mazzette e trucchi. Quello italiano non è meno effervescente.
«Il calcio i suoi problemi deve risolverseli da solo, al suo interno. Parlo di scommesse, curve che vengono chiuse, ultras. Noi abbiamo il diritto-dovere di spingere per far trovare una soluzione. Se fosse diverso, andremmo tutti in fuorigioco. Però, siamo attenti e rigidi».
Nell’ultimo campionato il Parma è stato un problema in più.
«Arrivano nuove regole perché una vicenda come quella del Parma non si ripeta mai più».
La giustizia sportiva nel calcio appare lenta, non trova?
«Adesso al Coni abbiamo istituito un percorso che garantisce tutti e pone tutti sullo stesso piano. Certo, il passato deve essere chiuso ma tante questioni appartengono a vecchi campionati che dovranno essere giudicate con le vecchie norme».
Lei, un anno fa, è stato severo con Carlo Tavecchio quando si è candidato alla presidenza della Federcalcio. Come sta lavorando il numero 1 della Federazione?
«Sotto il profilo delle riforme Tavecchio ci sta mettendo volontà e coraggio. Certo, in altre situazioni e in altri temi non lo aiutano alcune Leghe. C’è troppa litigiosità».
Lei cosa sta facendo per disinnescare tutto questo?
«Ho cercato di cambiare mentalità alle persone, ma non è facile. Quando accadono problemi con i tifosi, a volte basta che una delle componenti non rispetti quello che deve fare per creare un danno importante».
Berlusconi ha ceduto una parte importante del Milan a Mr. Bee, l’Inter è targata Indonesia. C’è il rischio che il nostro calcio emigri all’estero?
«Guardi, il calcio inglese al quale ci ispiriamo ha già molti imprenditori stranieri; in Francia il Paris Saint Germain è in mano al Qatar. L’elenco è lungo. Milan e Inter? Mi sembra in linea con quanto avviene nelle società quotate di gran parte del mondo. La nuova finanza è asiatica: questa è la dinamica mondiale. Venti anni fa la potenza della famiglia Moratti garantiva tutto, oggi lo può fare meno per reggere il confronto. Ma questo non avviene solo nel calcio o nello sport».
Presidente Malagò, torniamo allo scandalo Fifa. Cosa dice dei 10 milioni versati dal sud Africa per avere in Mondiali che sembravano essere del Marocco?
«Ho letto e so che il governo inglese è determinato. Ne prendo atto. Siamo all’inizio di molte scoperte. Dico che lo sport, a tutti i livelli, vuole regole certe e trasparenza».
I Mondiali del 2018 e del 2022 assegnati a Russia e Qatar si svolgeranno in quelle sedi?
«Penso di sì».
Per il futuro capo del calcio mondiale di fa il nome di Platini. Sarebbe una scelta giusta?
«Quello di Platini è uno dei nomi che si fanno, ma ricordiamoci che si parla della Fifa, che ha 209 Paesi affiliati. Platini rappresenta l’Europa, che ne ha 55 di Paesi e c’è da capire se tutti saranno per lui».
Lei sogna le Olimpiadi a Roma nel 2024. Cosa dirà ai romani per fargli gradire la candidatura?
«Innanzitutto noi, rispetto ad altre candidature, non abbiamo avuto finora nessuna manifestazione contraria. Questo non vuole dire che siamo perfetti. Quando presenteremo la candidatura spiegheremo cosa vogliamo fare».
Le priorità quali sono?
«Recuperare vecchi impianti e terminare quello che non è stato fatto realizzando qualcosa di nuovo. Ma diremo del nostro impegno per le nuove generazioni per dare una spinta psicologica non solo alla città di Roma ma all’intero Paese».
Quando sarà pronto il progetto?
«Penso che lo realizzeremo tra la fine di quest’anno e l’inizio del 2016. È una partita che si può giocare con il Governo, il Comune, il Coni e il Comitato promotore».
La carta vincente qual è?
«La sintonia, e non è cosa da poco».
Qual è il bilancio dei suoi primi due anni alla guida dello sport italiano?
«Mi sembra che oggi abbiamo un comitato olimpico forte, con un grande credito internazionale che deriva dai nostri 100 anni di storia. Io lo sto consolidando e in questo momento siamo a un cambio generazionale. Dobbiamo rimanere protagonisti come lo siamo stati dal dopoguerra fino ad oggi».