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IL MESSAGGERO Nainggolan per forza

Nainggolan Honda
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(S. Carina) – Il mercato della Roma rischia di diventare come il gioco dell’oca: gira che ti rigira, si rischia sempre di tornare al punto di partenza. Iniziando dalla questione-Nainggolan: a marzo il Cagliari ha chiesto 18 milioni per la metà del cartellino. Sono trascorsi tre mesi e la valutazione del club sardo è sempre la stessa. Che poi la Roma ci arrivi pagando per intero la somma (ipotesi da scartare) oppure inserendo un giovane (Verde) la cui quotazione è terreno di scontro tra le parti (per abbassare/alzare il cash da dare/ricevere), poco cambia. Nonostante lo spauracchio delle buste, l’impressione è che alla fine il centrocampista sarà riscattato. Magari pagando 3-4 milioni in più rispetto alla valutazione che veniva data a gennaio, quando a trattare per i sardi c’era Marroccu e non Capozucca. Sostanzialmente per due motivi: 1) a livello mediatico, perderlo – soprattutto a favore della Juventus – sarebbe un boomerang non indifferente 2) perché non avendo certezze su quando Strootman, ritenuto il vero fuoriclasse in rosa, tornerà realmente a disposizione al 100%, il belga è fondamentale. E se nell’ipotesi (remota e peggiore) il Cagliari arrivasse alle buste e grazie ai soldi dei bianconeri si aggiudicasse il cartellino del belga, 18 milioni basterebbero per comprare il sostituto (a Garcia piace Cabaye e M’Poku, in prestito dallo Standard al Cagliari). Capitolo Bertolacci: l’intesa è pressoché raggiunta sulla base di 6 milioni più bonus anche se il Genoa sta cercando d’inserire nell’operazione Iago Falque, facendo lievitare il costo a 15. Possibile l’inserimento di una contropartita tecnica. Chiesto Carbonero.

ESERCITO IN ESUBERO Ma il gioco dell’oca romanista, riguarda anche il resto del mercato che al quinto anno di reggenza sabatiniana vede ripetere le stesse dinamiche. «Dobbiamo prima cedere e poi comprare», ha detto Garcia il 30 maggio. Parole che non sono piaciute alla proprietà ma che in fondo fotografano il modus operandi giallorosso. Cronologicamente potrà anche arrivare un acquisto prima di una cessione, ma il discorso di fondo non cambia. L’autofinanziamento di lusso portato avanti a Trigoria (che ha garantito due qualificazioni dirette alla Champions) prevede ogni stagione la cessione di almeno un big. Anche stavolta il refrain non cambierà. Perché se il ds è stato abile a cedere Gervinho all’Al Jazira per una somma che si aggira sui 13 milioni, difficilmente riuscirà a ricavare cifre milionarie per gli altri calciatori ritenuti in esubero: Destro, Doumbia, Cole, Astori (se verrà riscattato), Torosidis, Uçan, Paredes, Marquinhos, Carbonero, Tallo, Sanabria, senza contare i numerosi giovani che torneranno dai vari prestiti (tra questi, Svedkauskas, Golubovic, Boldor, Mazzitelli, a cui l’esito delle comproprietà potrebbe aggiungere Antei, Politano e Stoian). Per Destro, ad esempio, i club interessati (Milan, Fiorentina e Sampdoria) sapendo che lui vuole rimanere in Italia ma che non rientra nei piani di Garcia, giocano al ribasso. Discorso diverso per Doumbia: in questo caso Sabatini potrebbe tirare fuori un altro coniglio dal cilindro come con Gervinho. Il centravanti è stato offerto in Cina dove gli ingaggi ultramilionari fanno spesso dimenticare il livello non eccelso del torneo. Manifestazioni d’interesse ci sono state: a Trigoria aspettano che si concretizzino in offerte. L’ivoriano richiesto (in prestito) anche dall’Olympiakos. Anche Ljajic è in bilico, nonostante il ds sia restio a cederlo. I conti però, considerando anche l’eventuale partenza del serbo, non tornano. Senza dimenticare i paletti finanziari imposti dalla Uefa (non superare un deficit aggregato di 30 milioni nel biennio 2015-2016 e raggiungere il pareggio di bilancio nel 2017) per acquistare un portiere, due terzini, un centravanti e almeno un esterno offensivo titolari, a meno che tutte queste operazioni non vengano effettuate con la formula preferita dalla nostra serie A (prestito con diritto di riscatto), serve ulteriore liquidità. Che può arrivare con la cessione di un big.

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