(A. Angeloni) – Un’ora, un’ora e mezza, in pieno centro. Non di Londra, lì non era possibile. Siamo a Roma, via del Babuino, piazza del Popolo, nel solito albergo dei soggiorni romani del presidente Pallotta. Arriva Rudi Garcia, sorridente, con la barba incolta, un’immagine molto vacanziera. Sorrisi, abbracci, baci, una mezza finta di mandarsi a quel paese, poi l’appuntamento serio con il suo presidente, lì ad accoglierlo con il nuovo team manager, Manolo Zubiria, diventato uomo del club e non più della squadra (di solito in questi rendez vous non s’era mai visto chi prima ricopriva lo stesso ruolo). Un appuntamento per dirsi tutto, specie dopo tanti, recenti fraintendimenti e dopo che i due, Rudi e Jim, non si vedevano da marzo. Si è tornati sulle prese di posizioni della società, su alcune questioni di mercato (dalle richieste specifiche dell’allenatore ai nomi che la società sta seguendo parallelamente), del budget ipotizzato ma da definire nei dettagli (dipenderà dalle cessioni). Si è parlato del vecchio (Paolo Rongoni) e del nuovo (Darcy Norman) preparatore. Con sommo dispiacere di Rudi, ma così è. Gervinho non c’è più, si sta accasando all’Al Jazira. Anche qui, sommo dispiacere di Rudi, che perde il suo pupillo. Ma questo è, ne arriverà un altro (Iago Falque, forse). Si va avanti, forte del sorriso e della barba incolta vacanziera e forte del contratto che lega Garcia alla Roma per il prossimi due anni ancora (17 milioni lordi): il tecnico è tornato in vacanza, sarà di nuovo nella capitale martedì, per un altro step verso il futuro. Pace? Ci si avvicina. Chiamiamola tregua, non certo armata. L’incontro è stato disteso, i toni per niente accessi. Si ricomincia con nuovi presupposti, insomma. Alla fine dell’incontro, battute date in pasto ai cronisti presenti, più altri sorrisi. Sì è mimato un finto litigio e poi Pallotta ha chiosato, «lo caccio, avete visto?». Poi anche Garcia si è prestato: «È andato tutto bene. Il mercato? Abbiamo parlato di tutto, abbiamo deciso che io vado a Boston ad allenare i Celtics il prossimo anno… Se ci vediamo a luglio? Ma certo». Pinzolo, 6/11 luglio. Un lavoro per pochi intimi.
LA SVOLTA La Roma deve andare avanti con il suo allenatore e con i dettami del club, alle prese con il fai play finanziario e, dunque, con acquisti non da sceicco. La Roma non vincerà lo scudetto, ma dovrà provarci. Questo viene chiesto all’allenatore, che starà notando come le squadre arrivate sotto la Roma si stiano dando da fare (vedi Milan, in primis). La presenza di Zubiria aveva un significato particolare, oltre a quello di traduttore. Garcia ora sa che l’organizzazione interna è nelle mani del nuovo team manager (quello vecchio deve decidere se restare con altre mansioni, ma depotenziato rispetto a prima). Zubiria ha potuto raccontare a Garcia di come verranno gestite certe situazioni interne. Il tecnico ha già incontrato il nuovo preparatore Norman e tutto è pronto per affrontare il futuro. Con presupposti diversi. L’importante che questi sorrisi mostrati ieri pomeriggio non siano solo di facciata.
MILANO CITTÀ DI FRONTIERA Mentre a Roma si sorseggiava un aperitivo e un goccio di caffè, a Milano Sabatini stava preparandosi a definire qualche comproprietà per evitare di arrivare alle buste. Le più importanti, Nainggolan e Bertolacci. Garcia li vorrebbe entrambi e la Roma è intenzionata ad accontentarlo. Il ds ormai fa tappa fissa a Milano, dove molto probabilmente oggi stesso incontrerà almeno il Genoa, con in mano Sanabria, Carbonero, Verde per abbassare i costi delle due operazioni Bertolacci. Il Cagliari non è atteso a Milano, ma le sorprese sono dietro l’angolo.