(U. Trani) – La sconfitta contro il Palermo (1-2 nel recupero), l’11a dell’annata (5 nelle coppe), chiude il campionato, non la stagione della Roma. Che, dopo le dichiarazioni di Garciaalla vigilia di questo match ininfluente, non è ancora finita. A volerla tenere aperta è stato proprio Rudi. Bisognerà aspettare metà settimana per calare il sipario: giovedì a Londra il vertice svelato proprio dal francese. Che avrà la possibilità di conoscere da Pallotta quali saranno gli investimenti per la squadra che verrà. All’incontro parteciperanno pure il supervisore Zecca, il ceo Zanzi, il dg Baldissoni e il ds Sabatini. In Inghilterra dovrà per forza uscire la verità sul rapporto tra l’allenatore e il club giallorosso. Una sola, però. Per poter iniziare, senza equivoci, il 5° anno dell’éra statunitense. E puntare al primo trionfo della proprietà Usa. Il divorzio con il tecnico costerebbe 17 milioni lordi (ingaggio dei prossimi tre anni) e per questo nessuno lo prende in considerazione. Ma non si può escludere a priori dopo l’aut aut di sabato.
PROPRIETÀ IRRITATA – Pallotta ha preso male le parole di Garcia. A infastidirlo sono stati i riferimenti ai conti della società giallorossa. Al fatturato che è solo il 5° in Italia. Sgradite anche le allusioni, fin troppo esplicite, al fair play finanziario che condiziona il club di Trigoria sul mercato e alla strategia imposta dal presidente a Sabatini («Da quando sono qui mi è stato detto che per comprare bisogna prima vendere» ha ricordato Rudi). Pallotta ha preteso che Roma Tv non mandasse in onda le repliche della conferenza stampa su Roma Tv per non dare troppo clamore all’esternazioni del francese. Contestato dalla proprietà per non aver fatto autocritica per i fallimenti nelle coppe. Rudi si è invece preso il merito di essere entrato direttamente in Champions per il secondo anno di fila. Ma ancora a 17 punti dalla Juve (e conquistandone 15 in meno di un anno fa).
DS PUNGENTE – Proprio Sabatini, prima della partita con il Palermo, è intervenuto senza fare sconti. E, con quel pizzico di veleno che non guasta mai, ha replicato a Garcia. Prendendo le distanze: «E’ evidente che non condividiamo tutto ma alcune cose sì. Non è un problema, siamo una società liberale. Ci confrontiamo su tutti i temi, non è successo niente di particolare. Garcia ha lavorato sempre benissimo. Ma avuto dei problemi nel saggio di fine anno. Ha fatto alcune puntualizzazioni riferite alla forza della Juve e ai valori che vengono distribuiti tecnicamente rispetto ai ricavi. Sono frustanti per chi fa sport, ma lo sa anche da solo. E non sono molto gradite. Ma non c’è da drammatizzare. Non credo che Garcia volesse mettere le mani avanti, come si sente dire, piuttosto che si sia spaventato dalla pressione subita da lui, dalla società e soprattutto dalla squadra in un certo momento della stagione». Il ds contesta la resa anticipata di Rudi: «Noi gareggiamo sempre per migliorare e non sottoscriviamo questi distinguo e questi rapporti di forza. Non abbiamo intenzione, però, nè di cambiarlo, nè di metterlo in discussione». Eppure l’identikit del sostituto già c’è: Conte o Emery. Sono tecnici di personalità. Capaci di avere sempre il controllo dello spogliatoio. Sabatini fa una promessa. Sul riscatto della seconda metà del cartellino di Nainggolan, tra i più applauditi della serata: «Sono ottimista, anche se resta un’operazione complessa. E’ un privilegio per noi che la dobbiamo fare. E’ un giocatore importante. Ma lo porteremo a casa, fa parte dei nostri piani per il futuro». Tenendo i migliori della rosa e scartando i peggiori. Non come è successo nelle stagioni precedenti.
NOTTE DEGLI ADDII – L’euforia post derby, in parte, è già evaporata. Confermati da Garcia, dopo il successo di lunedì scorso, solo i 3 romani Totti (299 gol e con 10, 8 in A e 2 in Champions, miglior realizzatore del gruppo), De Rossi e Florenzi. Spolli ha giocato la prima e ultima gara in giallorosso, Balzaretti è tornato dopo 567 giorni (1 anno e mezzo abbondante), ma si prepara a lasciare. Skorupski andrà via. Come Doumbia, Ljajic e Paredes tra i titolari utilizzati contro il Palermo. Maicon, Gervinho e Keita nemmeno sono stati convocati. Anche loro hanno poche chance di restare. La rosa necessita di interventi di primo piano. A cominciare dal centravanti (nessuno in doppia cifra in campionato: non accadeva dal torneo ’92-’93, 9 reti di Giannini). E su questo dovrebbero essere d’accordo tutti. A Boston, a Roma e, si spera, pure a Londra.