(L. De Cicco) – E pensare che a dicembre il sindaco Marino ipotizzava addirittura la prima partita «a gennaio 2017», massimo «novembre». E invece, sei mesi dopo, l’apertura dello stadio slitta al 2018, presumibilmente non prima di settembre-ottobre, nel caso in cui l’iter proceda davvero molto spedito. Quindi, in ogni caso, dopo la fine naturale della consiliatura. «È un progetto complesso e costoso, da 1 miliardo – ha spiegato ieri Pallotta – se non viene fatto bene porterebbe grossi problemi». Soprattutto per il mega- centro di negozi, uffici e ristoranti che sorgerebbe accanto all’impianto sportivo, una colata di cemento da quasi un milione di metri cubi che rappresenta l’86% del nuovo insediamento. Ieri mattina in Campidoglio è salito Mark Pannes, il responsabile del nuovo stadio a Tor di Valle, insieme al costruttore Luca Parnasi. Un vertice con Marino organizzato a poche ore dalla scadenza dell’«ultimatum» fissato dal sindaco per la presentazione del progetto definitivo. Al primo cittadino è stato consegnato un dossier di 800 pagine. Ma incompleto: mancano ancora i sondaggi idrogeologici nei terreni da espropriare (circa il 40% del totale). E senza quelli, è difficile che il progetto approdi in Regione.
I RITARDI La time-line è questa: l’assessorato all’Urbanistica si prenderà un mese per controllare che nelle carte ci siano tutte le prescrizioni previste dalla delibera dello scorso dicembre. «Faremo le necessarie verifiche – ha detto ieri Marino – prima di consegnare tutto alla Regione». Ad agosto quindi dovrebbero scattare i 6 mesi di tempo per la conferenza dei servizi decisiva. In caso di parere positivo della Pisana – che però durante la conferenza comunale aveva già definito le cubature «superiori al consentito di tre volte» – la palla tornerebbe al Campidoglio per la convenzione urbanistica (e siamo a febbraio 2016). A quel punto dovranno essere indette, per legge, delle gare europee per tutte le opere pubbliche (dal prolungamento della metro B al ponte sul Tevere, allo svincolo della Roma-Fiumicino, al potenziamento di Via del Mare e Ostiense) e i tempi delle procedure Ue prevedono altri 8-10 mesi tra pubblicazione del bando e assegnazione. E siamo all’autunno 2016. Il presidente della Roma Pallotta ieri ha detto che i lavori finiranno solo dopo «22-24 mesi dall’apertura dei cantieri», quindi, essendo ottimisti e non considerando possibili stop dai ricorsi, non prima di settembre 2018. Anche se la Roma ieri, in un comunicato, diceva di prevedere la realizzazione dello stadio in tempo per la seconda parte «della stagione 2017-2018», l’impianto, da delibera comunale, non potrà essere utilizzato fino al completamento di tutte le infrastrutture. Si rischiano altri ritardi, dopo quello della consegna dei progetti, avvenuta ieri ma prevista inizialmente a gennaio e poi ad aprile.
LA CONTESTAZIONE Ieri all’Eur Pallotta (assente all’incontro con Marino) ha riscoperto il plastico a favore di telecamere e giornalisti. Totti non c’era, ma ha fatto sapere che lo stadio «sarà il nostro Colosseo moderno». Accanto però ci saranno tre grattacieli «alti più di 200 metri», come ha ricordato durante la conferenza, quasi tutta in inglese, l’architetto americano Libeskind. Un «Ecomostro» bocciato dalle organizzazioni ambientaliste e dall’Istituto nazionale di Urbanistica. Durante la presentazione di ieri hanno protestato i cittadini del Comitato “Difendiamo Tor di Valle dal Cemento”, distribuendo volantini contro «la devastazione ambientale dell’area» per «smascherare un’operazione che non ha non ha niente a che vedere con lo sport, ma molto con gli interessi economici dei soggetti della cordata».