(F. Magliaro) – Doveva essere il «big day», il grande giorno, e così è stato. Così grande che, per presentare alla stampa il dossier Stadio di Tor di Valle, James Pallotta, presidente della Roma, si è addirittura messo la cravatta, lui che non la indossa mai. Certo, è durata meno di un battito di ciglia, dato che l’ha sfilata subito, ma è il simbolo di quanto la Roma ci creda nel progetto Stadio. Parterre delle grandi occasioni. E il progetto, oggettivamente, almeno su carta e plastico, non ha deluso per fascino e innovazione anche se c’è qualche perplessità sulla viabilità, giudicata «insufficiente» dal professor Simoncini, docente di Urbanistica a La Sapienza.
La mattina di ieri era iniziata in Campidoglio dove il braccio destro Pannes – e non Pallotta – si è recato per consegnare formalmente il dossier al sindaco Marino che, ovviamente, s’è affrettato a metterci il cappello: «Con la presentazione del progetto definitivo si compie un altro importantissimo passo in avanti verso la realizzazione dello stadio». Il Comune dovrà «effettuare le necessarie verifiche prima della trasmissione del progetto alla conferenza dei servizi regionale. Un percorso che ci impegniamo a completare rapidamente, con il massimo rigore». E, anche l’assessore all’Urbanistica,Caudo, spiega: «Il nostro compito è di natura tecnica: dobbiamo verificare la coerenza fra il progetto e le prescrizioni contenute nella delibera di pubblico interesse». E, poi, una stilettata: bisognerà anche «valutare se la documentazione presentata sia sufficiente per poter essere trasmessa alla Regione».
Tre settimane (minime) per questo esame preliminare. Che, però, nonostante le certezze espresse in conferenza stampa, potrebbe richiedere più tempo per integrare i progetti presentati che, evidentemente, tanto definitivi non sono. Anche perché i progettisti sono ancora al lavoro per consegnare un ulteriore perfezionamento progettuale dei vari elementi per il prossimo 15 luglio. Non solo. Rimangono – e non sono stati fugati – i dubbi in merito alla «definitività» del progetto presentato. Luca Parnasi spiega che «i progetti sono definitivi perché sono stati soddisfatti tutti i requisiti richiesti dalla delibera. Abbiamo fatto i progetti sulla base delle assunzioni che abbiamo. C’è un percorso di 6 mesi in Conferenza di Servizi dove avremo anche il tempo di recepire le osservazioni degli uffici e quindi per modificare il progetto». A questo punto, quindi, l’iter prevede le tre settimane/un mese per il Campidoglio per «guardare» le carte, il loro deposito, poi, in Regione che, su richiesta dei proponenti, convocherà la Conferenza di Servizi decisoria. Dalla data di convocazione e insediamento della Conferenza inizieranno a decorrere i sei mesi di tempo entro i quali si dovrà dare il via libera finale al progetto e, contestualmente, redigere la «Convenzione Urbanistica», cioè il «contratto» fra il Comune e la Roma che regolerà ogni singolo aspetto della costruzione di tutto il complesso. Dopo di che – come ha ricordato lo stesso Parnasi – si andrà a gara d’appalto europea per tutte le opere di interesse pubblico (ponti, metro, stazioni, strade e via dicendo), cosa che richiederà non meno di 8-10 mesi fra pubblicazione e assegnazione dell’appalto. Quindi, a occhio, i cantieri potrebbero partire, se va tutto bene e non ci sono ricorsi, per l’autunno 2016 e, quindi, calcolando i 22-24 mesi previsti dalla Roma per i lavori, l’intero complesso dovrebbe aprire per l’autunno o l’inverno del 2018.
Pallotta sperava di farlo prima: «Pensavamo che il Comune si potesse muovere più velocemente, poi ci sono dei ritardi per altre ragioni. Vogliamo iniziare i lavori entro la fine dell’anno, la mia pazienza è molto limitata, ma se ci sarà qualche mese di ritardo non sarà un problema. Pensate che l’Italia sia il peggior Paese per la burocrazia, posso dimostrarvi che non è così». Infine avverte i tifosi: «I razzisti e i violenti resteranno fuori».