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STADIO ROMA Il nuovo impianto e l’iter. Ora deve decidere la Regione. Ma perché?

Stadio Roma
Stadio Roma

L’assurdità di come è (s)governata Roma e di come è attualmente, con queste normative e con questa governance, assolutamente ingovernabile lo capisci dall’iter dello Stadio della Roma.  Oggi (ieri, ndr) il Comune ha ricevuto il progetto esecutivo. Lo valuterà e darà (con ogni probabilità) il suo assenso. Poi ci sarà la presentazione alla stampa. E poi? Si inizierà a costruire creando posti di lavoro, assumendo operai, ingegneri, geometri, maestranze dando avvio finalmente, dopo secoli, ad una importante opera di trasformazione urbana come quelle (sarebbero decine) di cui la città ha bisogno come il pane? Manco per sogno! Poi le carte passeranno alla Regione (alla Regione? E perché?) che si prenderà 6 mesi per leggerle (6 mesi, non 6 giorni) e che, alla fine, magari, potrà, chessò per motivi politici e non di merito, di dire di no…

E così la eventuale posa della prima pietra slitterà a 2016 inoltrato. Come mai un progetto della città di Roma deve essere sub judice della Regione? Come mai una capitale non può avere la propria autonomia decisione su una normalissima e banalissima (all’estero queste operazioni sono all’ordine del giorno) opera di riqualificazione, trasformazione e recupero urbano? Cosa c’entra la Regione? Perché la Città di Roma deve sottostare alle medesime logiche autorizzative di Sezze, di Nemi o di Nettuno? Ha in tutta evidenza pienamente ragione chi nota come ogni altra capitale europea è i fatto una città-stato o una città-regione, nella quale i passaggi amministrativi e il cheeseburger autorizzativo (Stato-Regione-Provincia-Comune-Città Metropolitana-Soprintendenze-Autorità di Bacino) è gestito in maniera compatibile con l’assoluta necessità di far preso e di dar risposte di qualità e di efficienza agli imprenditori stranieri.

Finché non faranno questo (e la Città Metropolitana contribuisce solo a far più casino) non se ne uscirà e le poche centinaia di euro perduti a causa delle Mafie Capitali saranno una inezia (come dice Buzzi) rispetto ai miliardi che ogni mese ci giochiamo a causa della nostra burocrazia assurda che caccia via i denari che qui affluirebbero da ogni parte del pianeta se solo sapessimo essere più attrattivi. Seduti come siamo sul patrimonio inespresso di una delle città più affascinanti del globo.

I grandi paesi crescono solo se crescono i grandi sistemi urbani. Il governo, se vuole far del bene a questa città e alle (poche) altre grandi città italiane, prepari delle norme che permettano a queste città di avere delle prerogative che le distinguano dall’ultimo dei comuni di 70 abitanti. Ad oggi non c’è differenza e la conseguenza è il declino delle nostre metropoli. Detto ciò, almeno, dopo anni, a Roma si vede qualche rendering decente, si ode il nome di qualche architetto dignitoso, si ascoltano conferenze stampa di caratura internazionale. Speriamo.

Fonte: romafaschifo.com

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