(A. Arzilli) – Un anno dopo è cambiato tutto: stavolta è la Lazio a dire «no, grazie» a Davide Astori che, appena scaricato dalla Roma, attraverso i suoi agenti (Contratto e Vigorelli) ha tentato qualche giorno fa di riaprire il canale con il d.s. Igli Tare. Di riallacciare, cioè, il rapporto con lo stesso interlocutore che rimase di sale ad Auronzo, l’estate scorsa, nell’apprendere dai giornalisti la notizia di Astori in giallorosso. La trattativa tra il centrale e la Lazio procedeva fluida, le parti erano d’accordo sull’ingaggio mentre il Cagliari, in ritiro con Zeman in una località vicina, assisteva (con polemica) sullo sfondo ad uno dei colpi che il duo Lotito-Tare era pronto a sparare. Poi il blitz (datato 23 luglio) di Sabatini, che lo portò alla Roma, costringendo la Lazio a «ripiegare» su de Vrij: un riuscitissimo piano B.
Eppure, dopo quella beffa, Astori ci ha riprovato di nuovo. Poco importa se il suo caso è diventato per i laziali il manifesto di una stagione di successo. Astori, oggi tornato mestamente al Cagliari, ha captato che la Lazio è in cerca di un centrale mancino, come lui. Memore dell’interesse che fu, si è riproposto a prezzi di saldo, inferiori all’accordo (1,3 milioni per 4 stagioni) sancito un anno fa dalla (finta) stretta di mano. Però ha incassato un secco «no»: oggi a ridere è solo la Lazio. La società biancoceleste sta provando anche a stringere per Sergej Milinkovic-Savic, il 20enne di proprietà del Genk: «La Lazio? la voce l’ho sentita, non so se sia vera – ha detto il serbo ai media belgi -. La serie A è un grande campionato. Il mio sogno? Il Real».