(A. Pugliese) – In tre nella scorsa stagione hanno giocato in tutto 27 partite, appena il 54% delle gare totali della Roma (in tutto 50, tra campionato e coppe varie). Una miseria verrebbe da dire, soprattutto se si considera che erano tre titolari. E che titolari. Così rivederli in campo già ieri con il gruppo, fare tutti (o quasi) i lavori dei propri compagni e leggergli negli occhi quella fame e quella voglia di rivincita che è mancata spesso alla seconda Roma di Garcia ha aperto il cuore a molti. Ai tifosi, ma anche allo stesso allenatore francese. Perché poi Strootman, Castan e Maicon, se tutto dovesse andare come deve andare, sarebbero davvero come tre nuovi acquisti, tre pedine da mettere lì, lustrare e gustarsi fino all’ultimo pallone dell’ultima partita.
RABBIA KEVIN Il più atteso, ovviamente, era Kevin Strootman, l’uomo che è considerato un po’ da tutti l’ago della bilancia. Se per Sabatini esiste una Roma con Maicon e una senza, per tutto il resto del mondo esiste anche una Roma con Strootman e una senza. Troppo importante l’olandese per poterci rinunciare così a lungo. E quanto possa pesare nel futuro della Roma lo si è capito anche ieri, quando Kevin ha mollato un paio di urlacci nei confronti di Gervinho, reo di avergli dato male il pallone o di aver sbagliato un gol facile facile. Roba di esercitazioni ludiche, giochini tra conduzione, passaggio, triangolo e tiro da fare più per gli occhi dei tifosi che altro. Ma Strootman dentro ha una rabbia che esplode, così forte che nell’ultima mezz’ora Garcia ha preferito mandarlo in palestra. Del resto, il suo problema da qui in avanti saranno i carichi di lavoro, per ora quel ginocchio sinistro va sollecitato con le carezze e non con i traumi.
GIOIA LEO Ma se per Strootman si è alzata un’ovazione ogni volta che è finito sotto la tribuna dei tifosi, per Castan ci siamo andati vicini. Questione di decibel, da capire solo se la gioia di rivederli in campo è stata più grande per uno o per l’altro. Cambia poco, perché quello che conta è vedere davvero Castan di nuovo nelle vesti del giocatore. A tutti gli effetti. Alla fine anche lui, come Strootman, ha dovuto pagare pegno e piegarsi alle flessioni (la sfida con mini-circuito e tiro in porta è stata vinta dal gruppo di Iturbe, Uçan, Machin e Capradossi), ma pazienza. Castan sarà felice così, averne ancora mille di questi giorni. «Daje Leo, ti vogliamo bene», è stato l’incitamento più genuino di un tifoso. Lui le lacrime non se le è fatte sfuggire, ma chissà poi dentro cosà avrà vissuto. Di certo, un misto tra gioia e commozione.
SFIDA MAICON E poi c’è lui, Maicon, l’uomo che negli ultimi sei mesi di Roma non si è mai visto. Ha vissuto un’estate turbolenta, con la società ha un accordo legato proprio a questi primi passi stagionali. Se dimostrerà di essere ancora un giocatore, allora okay. Altrimenti via, verso altre strade. Ma Maicon ha dentro così tanta voglia che ieri si è presentato quasi tirato a lucido, alla faccia di chi se lo aspettava ingrassato, forse anche imbolsito. No, niente di tutto questo. Anzi, ieri Maicon sembrava esser ripartito da quello pre-Mondiale, quello che aveva messo le ali alla Roma e di fatto faceva il regista avanzato in fase offensiva. Ha promesso alla società di volerla aiutare a vincere qualcosa. Proprio come De Sanctis: «Considerando che negli ultimi due anni siamo arrivati secondi, l’obiettivo ora è migliorarsi e vincere un trofeo». Ed allora via, chissà che i primi acquisti non siano già davvero a Pinzolo.