(M. Iaria) Trenta milioni per Kondogbia, trenta milioni per Bacca, venti milioni per Bertolacci. Ma le milanesi non erano in crisi e a corto di liquidità? La domanda se la pongono i tifosi al bar sport e, in un certo senso, se la pone anche il presidente della Federazione, Carlo Tavecchio, ospite a GazzettaTv . «Sono un po’ preoccupato da questi investimenti perché, a meno che ci siano situazioni che non conosco, i bilanci delle società non avrebbero potuto permetterlo. Evidentemente chi li ha fatti ha in mente di rientrare con fondi propri. E visto che sono uomini d’onore, manterranno i patti». Il massimo dirigente dell’organismo che sovrintende al movimento ha un chiodo fisso: la tenuta del sistema dal punto di vista economico-finanziario.Considera la riforma dei campionati la madre di tutte le battaglie, con il 72 come «numero magico»: 18 squadre in Serie A, 18 in B e 32 in Lega Pro (divise in due gironi). E si sente di promettere che non ci sarà un nuovo caso Parma, dopo il set di misure deliberate in consiglio federale: «Le regole che abbiamo adottato consentiranno in 4 anni di riportare la situazione alla normalità. È una cura da cavallo in un sistema che faceva salti nel buio. Ora chi ha esagerato dovrà cambiare atteggiamento».
Questa è l’ennesima estate calda per il calcio italiano. La nuova inchiesta di Catania obbliga la Figc ad agire in fretta per evitare eccessivi slittamenti dei campionati. «Abbiamo proposto la riduzione dei termini per l’iter della giustizia sportiva. Faremo di tutto per agire velocemente e nel rispetto delle regole. Pur nella tragedia di uno scandalo come quello di Catania, il quadro è migliorato da quando c’è un reo confesso (Pulvirenti, ndr ). Ora il problema è capire esattamente quanti sono i soggetti collegati». Da Catania a Cremona, dove le indagini sul calcioscommesse porteranno i magistrati a chiedere il rinvio a giudizio per Antonio Conte, per frode sportiva. Tavecchio non teme ripercussioni per la Nazionale: «Il nostro c.t. è un uomo che fa del calcio la sua religione. In questo momento è in condizioni psicologiche normali. È chiaro che il fatto esiste ma la Federazione gli dà il massimo appoggio». Uno scandalo tira l’altro. Anche fuori dai nostri confini non si scherza. Ne sa qualcosa la Fifa. Tavecchio ha votato contro la rielezione di Blatter, resistendo a non poche pressioni. «Troppo comodo dire ora che Blatter non poteva stare al suo posto. Io l’ho detto prima. Ero anche io a Zurigo e sono rimasto allibito: non si è detta una parola sul blitz dell’Fbi, come se fosse un simpatico happening. Platini a capo della Fifa? Lui ha un impero nell’Uefa, che è il fulcro del sistema calcistico mondiale. Deve valutare il consenso di aree come l’Africa e l’Asia. Non sarà facile».
Dal canto suo, Tavecchio ricorda ancora la frase razzista su Optì Poba pronunciata l’estate scorsa («Mi è scappata una battuta, non era mia intenzione») e fa il bilancio del suo primo anno: «È chiaro che si sbaglia tutti i giorni, ma di più non potevo fare. Ho lavorato 10 ore al giorno cercando di adottare norme che poi sono state rese attuali dai fatti gravi emersi nelle ultime settimane. Il percorso comincia a essere in discesa, almeno dal punto di vista regolamentare. Ora sono due i progetti che ho più a cuore: la costruzione dei centri tecnici federali e lo sviluppo del calcio femminile».