(B. Saccà) – Il 20 novembre del 2014 il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, ha siglato un testo destinato a spettinare le regole legate all’allestimento delle rose della serie A. Ad avviare il motore del cambiamento non è stata soltanto la matrice per così dire rivoluzionaria della Federcalcio,ma soprattutto una sequenza di pressioni esercitate dai vertici della scena internazionale. Eccolo, del resto, l’avvio della direttiva della Figc: «Tenuto conto dei principi emanati dalla Ue, volti a promuovere la formazione e la preparazione di talenti locali; considerato che la Uefa ha emanato disposizioni in materia di promozione dei giocatori locali…». In sintesi, dopo un andare senza bussola, la federazione ha deciso di dettare un percorso e di tracciare un perimetro: durante il campionato le squadre di serie A potranno attingere da un bacino di «soli» 25 calciatori.
NON SOLO E non basta. Perché, «tra i 25 calciatori, almeno quattro devono essere formati nel club e almeno altri quattro in Italia». Attenzione, norma transitoria: chi non avesse quattro calciatori formati nel club potrà inserirne, nella lista dei 25 della stagione che partirà fra 31 giorni, fino a otto formati in Italia. Qui però non è inutile chiarire un paio di concetti: per «calciatori formati nel club» si intendono i ragazzi che tra i 15 e i 21 anni siano stati tesserati per il club nel quale tuttora militano, e per un periodo di almeno 36 mesi. Viceversa la categoria dei «calciatori formati in Italia» comprende i giocatori che entro i 21 anni di età abbiano indossato le maglie di uno o più club italiani per almeno tre stagioni. Bisogna sottolineare, peraltro, che nella fattispecie la nazionalità è del tutto irrilevante: italiano o neozelandese poco importa, il giocatore deve essere comunque cresciuto in Italia. Comesi diceva, tutta la cattedrale normativa è stata costruita per favorire l’ingresso dei giovani nel sistema circolatorio italiano.
GLI UNDER 21 E così è un riflesso logico trovare, tra le pieghe della delibera, un comma che permette alle squadre di impiegare un numero illimitato di Under 21, al di là della lista dei 25. Dunque, rose a 25 con tanto di prodotti del vivaio, d’accordo, ma ampliabili all’infinito grazie agli Under 21, pure stranieri. È chiaro che la nuova regolamentazione, abbinata alla legislazione relativa agli extracomunitari, abbia suscitato noie e disturbi ai direttori sportivi, costretti ora a bilanciare gli acquisti e le cessioni con la precisione del farmacista. Perché la definitiva lista dei 25 (oppuremeno) prescelti dovrà essere consegnata alla Lega calcio tra il 21 e il 22 agosto prossimi, anche se sarà sempre possibile la sostituzione di un portiere e, al massimo, di due giocatori di movimento. Per le modifiche strutturali, invece, occorrerà attendere il mercato di gennaio.
STOP AGLI SPRECHI Ma, in fondo, la domanda è una: che cosa cambierà per le squadre? Forse poco nel breve, di certo molto proiettando lo sguardo al lungo periodo. I club avranno l’obbligo dicoltivare con maggior cura il settore giovanile, dovranno evitare di tirar su rose alluvionali, saranno chiamati a sottrarsi allo spreco: sia del futuro dei ragazzi che di denaro. Per la verità potrebbe sembrare che la direttiva sugli Under 21 «liberi» descriva una via di fuga: ma è evidente che cento Under 21, nel giro di pochi anni, diventeranno cento calciatori da stipare nell’elenco dei 25. Oggi la serie A pare un filo impreparata al rinnovamento, e i giocatori che rischiano di rimaner fuori dalle rose sarebbero oltre 50. Ai dirigenti il compito di rigenerare il nostro calcio, se ne sono capaci.