(A. Angeloni) – Pinzolo è una tappa intermedia, necessaria ma non decisiva per capire il futuro. Ma qualcosa si è intuito, però. Ad esempio, che alla Roma i famosi tre acquisti indicati da Garcia in conferenza stampa non possono bastare. Tre sono pochi, o meglio sono pochi se si vuole alzare l’asticella e da una semplice lotta per il secondo posto si desidera passare a una competitività massima, in campionato e Champions League. Ma la rosa è incastrata tra equivoci e dubbi. Le certezze, per ora, sono poche. E’ vero che per la chiusura del mercato ci vuole tempo, per adesso un punto si può fare. Appunto, una tappa intermedia. L’incastro è nei calciatori che dovevano partire e invece sono ancora in rosa. Alcuni di loro stanno facendo di tutto per cambiare la storia, vediMaicon e Cole; altri, come Gervinho e Destro, sono presenti e nel frattempo si sono beccati qualche insulto dai tifosi contestatori, saliti a Pinzolo gli ultimi giorni per ribadire il loro no alla politica di Pallotta. Pochi, decisi e soprattutto rumorosi. L’Osvaldo di ieri è il Destro di oggi, tanto per fare un esempio. E se, come sostiene Garcia, la Roma per acquistare ha bisogno di cedere, certi calciatori bloccano le operazioni. Lavorare con la rosa al completo da metà agosto è un conto, farlo da domani, quando la squadra partirà per la torunèe oltreoceano, è un altro.
RICOMINCIO DA QUATTRO – Garcia ha detto tre. Un centravanti, un terzino e un attaccante (più un portiere, non dal costo elevato). Di terzini, vista la situazione, ne servirebbero due, perché Maicon ha 34 anni ed è acciaccato, Florenzi studia da terzino (e in questo momento ha un ginocchio non proprio perfetto) e Torosidis è una riserva. In teoria Garcia avrebbe bisogno di un esterno sinistro vero (il cui vice oggi è Cole, mai preso in considerazione lo scorso anno e in più pure lui ha scavallato da un po’ la pubertà) e di un altro che, all’occorrenza, sappia giocare anche a destra. Poi, se parteRomagnoli, ci sarà bisogno pure di un altro centrale perché Manolas e Yanga Mbiwa non bastano, sapendo che dietro di loro c’è il volenterosissimo Castan, fermo da un anno. A centrocampo evitiamo di cercare il pelo nell’uovo. La Roma ha scelto di puntare su Keita (anni 34), Nainggolan, De Rossi e Strootman, pure lui al momento ai box e non si sa quando tornerà a pieno regime. Quelli dell’anno scorso, insomma. Davanti, l’unica certezza è che arriverà un centravanti dalla doppia cifra nel sangue. Totti non garantisce, vista l’età, una continuità di rendimento. Gli altri? Sono Iturbe, che tenta il riscatto dopo la stagione al minimo appena conclusa, Ibarbo, zero gol con la Roma, Ljajic, sempre sul piede di partenza, e Gervinho, un altro che doveva partire e che per ora è qui, senza sapere per quanto. C’è Iago Falque poi, voglioso, ma per ora tutto da verificare, anche se Garcia ne parla benissimo e avrà le sue ragioni perché lo vede lavorare da vicino. Se non altro, lo spagnolo sembra affidabile e comunque non può essere lui il problema. In attacco la Roma cerca opzioni alternative: un dopo Gervinho o un dopo Ljajic, uno che sappia agire da seconda punta e che abbia nelle gambe, pere lui oltre il centravanti, facilità sotto porta. Così, per ritrovare efficacia in attacco, per dirla alla Garcia.
RUDI “SORRIDENTE” – L’arrivo di Norman, che ormai passa per quello capace di risolvere pure i problemi del traffico di Roma, ha un po’ ridimensionato il protagonismo naturale di Garcia. Rudi ha reagito, nel finale di ritiro, mostrandosi determinato, sorridente e combattivo. Ha chiarito subito, però, che la Roma non è in grado di lottare per lo scudetto, a meno che qualcuno lassù molli. Due anni fa era il condottiero senza macchia né paura, oggi si comporta da dirigente-impiegato, che certe cose non capisce ma si adegua. Ha voglia di dimostrare che lo scorso anno, se certe situazioni non sono andate bene, non è stato per colpa solo sua. La squadra lo segue ancora, lavora e continuerà a farlo. Correre è fondamentale, lo scorso anno la Roma non lo ha fatto, ma ciò che conta è la qualità dei giocatori. E per ora è tutto in costruzione e tanto c’è da fare.