(L. Valdiserri) Quello di ieri, nell’amichevole perduta 4-2 contro lo Stoccarda, è stato l’ultimo gol di Edin Dzeko con la maglia del Manchester City? La risposta la deve dare la Roma, nella persona del direttore sportivo Walter Sabatini, che continua a lavorare per portare a Trigoria il centravanti bosniaco. Le parti sono vicinissime: il City ha ceduto qualcosa, la Roma è arrivata a 23 milioni. Si tratta su fisso/bonus e modalità di pagamento, ma l’affare è in porto. Dovrebbe essere chiuso nelle prossime ore e il bosniaco, che ha chiesto informazioni anche sulla possibile casa in zona Axa/Torrino, vicino all’amico Miralem Pjanic, potrebbe fare le visite mediche tra lunedì e martedì.
L’arrivo di Dzeko porterà a una vera rivoluzione nel gioco della Roma. Dopo il periodo dei «falsi nueve» e il mancato inserimento di Mattia Destro dentro e fuori dal campo, i giallorossi avranno nuovamente un vero centravanti. Una figura che mancava dai tempi di Batistuta (e fu scudetto) con Capello e di Toni con Ranieri (e fu scudetto sfiorato). C‘è un numero che, più di tutti, spiega chi è Edin Dzeko: 44 dei 50 gol che ha segnato in Premier League con il Manchester City sono venuti con un tiro scoccato dentro l’area di rigore. Anche il gol di ieri, contro lo Stoccarda, pochi minuti dopo il suo ingresso in campo, a un quarto d’ora dalla fine, è indicativo: facilissimo all’apparenza, grazie al bellissimo assist di Sterling, ma da vero attaccante, capace di attaccare la profondità e farsi trovare al posto giusto al momento giusto. Il «gol semplice» che alla Roma è mancato tantissimo nelle due stagioni di Rudi Garcia.
L’arrivo di Dzeko, a meno di colpi di scena che a questo punto sarebbero davvero clamorosi, servirà anche a togliere spazio a due leggende metropolitane: quella che Rudi Garcia non ama i centravanti puri e quella che con Francesco Totti ancora in attività non può arrivare un vero numero 9 in giallorosso.
Garcia ha vinto il campionato e la Coppa di Francia, con il Lille, avendo in rosa Moussa Sow (che segnò 25 gol in campionato) e ha sempre preferito avere in rosa attaccanti con caratteristiche diverse per poter cambiare gioco anche in corsa. Quanto a Totti è stato chiarissimo, durante la tournée australiana: un campione come Dzeko è il benvenuto e dà il segnale che la Roma punta in alto.
Ma Dzeko e Totti possono giocare insieme? La forza della Roma del terzo anno di Garcia dovrebbe essere questa: avere tante soluzioni a disposizione e la possibilità di sperimentare moduli diversi. Ci sarà da capire, semmai, come snellire il reparto degli esterni. Altro lavoro per Sabatini.