(G. Piacentini) – La piazza giallorossa, si sa, vive di continui sbalzi d’umore e di stati d’animo direttamente proporzionali ai risultati. Per questo, se alla vigilia della gara con il Verona la Roma era lanciata verso lo scudetto, dopo il pareggio del Bentegodi per molti il campionato appena cominciata è destinato ad essere la brutta copia di quella scorsa.
Il popolo dei social ha già decretato una lista di «colpevoli»: al primo posto c’è Rudi Garcia, al secondo (ma è una conseguenza diretta del primo) il suo pupillo Gervinho ed al terzo (staccato di un bel po’) Daniele De Rossi, il cui sfogo al momento della sostituzione è già diventato virale. Al tecnico sono imputate una serie di scelte («Perché Gervinho e non Iago Falque?») ma soprattutto il mancato gioco della squadra, nonostante una rosa di primissimo livello (Dzeko l’unico promosso a pieni voti). E se qualcuno prova ad imbastire una difesa d’ufficio («Non vi sembra presto per chiedere la testa dell’allenatore?» e poi «Garcia non si tocca»), ce non sono molti altri che rispondono ricordando il finale della scorsa stagione («Sono nove mesi che non giochiamo a calcio») e già prevedono sofferenze simili.
All’ivoriano Gervinho non viene perdonata non solo la prestazione sul campo, ma soprattutto il fatto di essere considerato un pupillo del tecnico («Doveva essere ceduto già a gennaio scorso» oppure «È un intruppone», per i non romani: sinonimo di calciatore confusionario), che non lo toglie mai. Senza contare la (non) gestione di Francesco Totti. Possibile, si chiedono in molti, che a pochi minuti dalla fine e con una partita da vincere, Garcia abbia preferito Ibarbo al capitano (o in alternativa a Ljajic)? La risposta alla prossima conferenza.