(D. Stoppini) Sessantacinque milioni per quattro riserve, forse anche di più. Così, messa in sintesi estrema, fa un po’ sensazione. Ma tant’è: tra chi è già andato via e chi sta per partire, i conti sono presto fatti. Venti milioni per Bertolacci, 25 (almeno) per Romagnoli, 10 per Destro e altrettanti per Yanga-Mbiwa, quattro giocatori che ai blocchi di partenza del campionato non sarebbero stati titolari per Rudi Garcia. Definirlo tesoretto è riduttivo. È un pozzo d’oro, è il Sabatini 2.0, la nuova strategia del d.s. per ristrutturare la casa senza impegnarsi l’argenteria. Perché non è mai stato così, nei primi 5 anni. Dalla Roma è sempre andato via un top player della casa, quantomeno un giocatore che nella precedente stagione si era guadagnato un posto da titolare. Menez e Vucinic nel 2011, Lamela e Marquinhos nel 2013, Benatia nel 2014, persino Borini nel 2012 verso Liverpool: alcuni addii dolorosi, altri meno, tutti hanno fatto discutere.
RIDE IL BILANCIO – Stavolta no. Stavolta non è così, perché l’addio di Romagnoli a fronte di un’offerta monstre è stata digerita abbastanza agevolmente, in una città che si diverte a «ringraziare» Galliani per aver di fatto finanziato gli acquisti di Salah e Dzeko. Sabatini non lo ammetterà mai, ma sono questi i colpi di cui va orgoglioso. Colpi che hanno consentito di resistere alla tentazione di cedere un big, leggi Pjanic o Nainggolan. E di strizzare l’occhio ai conti: Destro è a bilancio per poco più di 2 milioni e sta per lasciare a 10 in direzione Bologna. Bertolacci è stato riscattato per metà a 8,5 milioni e rivenduto al 100% a 20. Romagnoli è una plusvalenza totale, Yanga-Mbiwa è stato riscattato a 7 milioni e ora il Lione offre 10. Anche questo è mercato. Numeri che fanno meno notizia, ma che sono necessari per… le notizie Dzeko e Salah.